Cultura & Società,  Età contemporanea

2.8.1859. Parma città ospedale per l’esercito

2 agosto 1859 – Nasce il primo ospedale militare a Parma. Fino a questo momento, i soldati sono curati assieme ai civili nell’antico nosocomio dell’Oltretorrente, da qualche decennio chiamato Ospizi civili. Ma nel 1859, quando si combattono le battaglie risorgimentali di Boffalora, Magenta, Melegnano, Solferino e San Martino, i combattenti feriti trasportati anche a Parma sono così tanti che la struttura rischia il collasso e a molte persone deve essere rifiutato il ricovero.

Così, il governatore piemontese Diodato Pallieri autorizza l’apertura di un ospedale solo militare, succursale di quello già attivo a Piacenza. La sede è l’ex convento dei Serviti (che oggi ospita il Don Gnocchi): tolto ai religiosi al tempo di Napoleone, da inizio secolo è utilizzato come caserma. Si compone di infermeria medica, infermeria chirurgica e infermeria per gli ufficiali, con capacità di massimo 200 letti.

Poco più di mezzo secolo dopo, l’ospedale di piazzale dei Servi diventerà il centro di una vasta rete di luoghi di cura e di degenza a servizio dell’esercito. Durante la Prima Guerra Mondiale, infatti, Parma sarà utilizzata come città-ospedale, dove soccorrere feriti provenienti dalla prima linea, per rimandarne il maggior numero possibile in trincea nel minor tempo.

Nel 1915, ancor prima dell’entrata in guerra dell’Italia, l’Ospedale di via D’Azeglio diventa dipendente di quello militare assieme alla nuovissima Clinica chirurgica su viale Vittoria (inaugurata il 7 dicembre 1913; oggi Hotel Pacchiosi). Nei mesi seguenti, sono riempiti di letti, sale operatorie, medici, infermieri e soprattutto soldati feriti, anche una serie di edifici fino allora usati a tutt’altro scopo.

Diventano ospedali l’ex convento di San Paolo – da tempo sede di un convitto femminile –, il Collegio Maria Luigia, il Seminario maggiore, il Collegio delle Salesiane, quello di San Benedetto, quello delle Orsoline, la scuola Cocconi in piazzale Picelli, la scuola Felice Cavallotti, la scuola Angelo Mazza in piazzale San Sepolcro, il palazzo delle Missioni estere dei Saveriani, le case di cura Fabris (villa Ombrosa; ora centro contabile di Intesa Sanpaolo), Monguidi e Vecchi.

In tutto sono disponibili almeno 3.000 letti, sui quali passano decine di migliaia di uomini venuti dal fronte.

Gli infettati da malattie contagiose vengono isolati in un casale alla confluenza di Parma e Baganza, un lazzaretto mantenuto attivo fino al 16 giugno 1919.

La rete si completa con ulteriori succursali in provincia. A Colorno nel ricovero dei vecchi. A Noceto nelle scuole elementari. A Collecchio nella villa delle Orsoline. A Salsomaggiore anche qui nelle scuole elementari. A Ozzano e a Montechiarugolo.

Nel corso del 1919, tutti questi spazi saranno restituiti ai loro proprietari e alle precedenti destinazioni.

Il reparto di chirugia dell'Ospedale militare centrale di Parma, presso l'ex convento dei Serviti (poi centro riabilitativo Don Gnocchi)
Il reparto di chirugia dell’Ospedale militare centrale di Parma, presso l’ex convento dei Serviti (poi centro riabilitativo Don Gnocchi)
La sezione dell'Ospedale militare di Parma allestita all'interno del Seminario maggiore
La sezione dell’Ospedale militare di Parma allestita all’interno del Seminario maggiore
La sezione dell'Ospedale militare di Parma allestita all'interno della scuola Cocconi
La sezione dell’Ospedale militare di Parma allestita all’interno della scuola Cocconi

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.