Età contemporanea,  Luoghi perduti

3.6.1911. Il perduto Museo del Risorgimento

3 giugno 1911 – L’editore Luigi Battei diffonde una lettera esprimendo la necessità di dare maggior valore al contributo di Parma al Risorgimento. Il giorno successivo, a Roma sarà inaugurato il grande monumento a Vittorio Emanuele II, il Vittoriano, nel quale sono statue rappresentanti quattordici “città nobili”, scelte per il loro contributo alla costruzione dell’Italia unita. Parma sperava di essere fra queste, invece non è stata considerata. Per Battei, il problema è la scarsità di celebrazioni degli eventi risorgimentali parmigiani.
Propone allora di istituire un Museo del Risorgimento nel parmense.

Il museo del 1929

Già nel 1904, il 24 luglio, al Ridotto del Regio era stata esposta una mostra di cimeli risorgimentali offerti in prestito dai cittadini, per iniziativa di Aristo Isola, con l’intenzione di celebrare il 50° dei moti parmigiani del 22 luglio 1854. Battei vorrebbe ripetere l’evento, ma stavolta l’esposizione dovrebbe essere stabile.

Il sindaco Giovanni Mariotti accoglie la proposta, anche se per tentare qualcosa di concreto occorre molto tempo. Nel gennaio 1915, il Comune di Parma lancia una raccolta di oggetti risorgimentali, per costituire il nuovo museo. Analoga iniziativa parte a Colorno.

I cimeli offerti sono molti. Mariotti dona la sua raccolta personale di scritti patriottici. Il Comune ricerca nei suoi archivi ogni documento utile. Qualcuno consegna anche una sciabola da campo di Giuseppe Garibaldi col motto “Vincere o morire”. Ma c’è la guerra ad assorbire ogni risorsa e il progetto del museo si arena.

Finché, il 1° agosto 1929, arriva a Parma il generale Rodolfo Corselli, messo a capo della Scuola di Fanteria, con sede nel Palazzo del Giardino. Trovando la città sguarnita di monumenti risorgimentali ed ai caduti in generale, il generale si attiva ed in pochi mesi realizza quello che si attendeva da anni. L’ex cappella ducale nel Palazzo viene trasformata in Tempio della Gloria, con l’immagine del milite ignoto dipinta là dove un tempo era l’altare, uno spazio per celebrare i parmensi caduti in battaglia con onore. L’adiacente saletta dove una volta sedevano i duchi per assistere alla messa, diventa il Museo del Risorgimento, con oggetti e documenti.

Tempio e Museo sono presentati il 3 ottobre 1929, giorno dell’apertura del 65° corso annuale della Scuola di fanteria. L’inaugurazione ufficiale è l’11 novembre 1929, quando è in visita il generale Gonzaga.

Il museo del 1931

Negli anni immediatamente successivi, molte persone offrono nuovi cimeli e il museo si allarga. L’allestimento definitivo merita una seconda inaugurazione, il 27 settembre 1931, e stavolta a presiedere è il re Vittorio Emanuele III. Il museo occupa sette sale ed espone oltre mille fra oggetti, carte, quadri e fotografie. Non riguarda più solo il Risorgimento, ma anche la dinastia Savoia e la Grande Guerra.

A formare la collezione contribuiscono più di cento parmigiani. Nel museo si osservano camice rosse di garibaldini, il mantello indossato dall’Eroe dei due Mondi durante la campagna di Sicilia, fucili acquistati a Londra per la spedizione dei Mille, il modello in scala della statua di Garibaldi della piazza dello scultore Calandra, la pistola e la sciabola di Faustino Tanara, la sciabola del colonnello Filippo Tarugi, la pistola a due canne di Timoteo Riboli, medico di Garibaldi. E poi sciabole, fucili e carabine in uso durante le guerre d’indipendenza, una granata sferica austriaca raccolta sul campo di battaglia di San Martino ed una ogivale francese cimelio di Solferino, una daga della Guardia nazionale; c’è una palla sferica d’artiglieria austriaca sparata contro i mazziniani asserragliati nel caffè Ravazzoni durante i moti del 22 luglio 1854.

Sono esposti gli strumenti del boia di Parma, usati anche per le esecuzioni di patrioti: coltellaccio e sacchetto del carnefice, piatto, bicchiere e posate di legno usate per l’ultimo pasto dei condannati a morte, la carrucola in ferro e la corda usate per le impiccagioni, copricapo e cappa neri dei confratelli di San Giovanni decollato, che accompagnavano i giustiziati alla sepoltura. Su una parete sta la bandiera che coprì i corpi dei cinque caduti parmensi della rivolta del 20 marzo 1848.

I Tricolori sono diversi: quello offerto dai modenesi ai parmigiani nel 1848, quello donato dai piacentini nel 1859, quello preparato dalle dame di Chambery per Garibaldi nel 1870, quello dell’associazione dei Reduci delle Patrie Battaglie. C’è pure la bandiera dei Vosgi, l’ultima formazione armata organizzata da Garibaldi prima dell’esilio a Caprera, lasciata al fidato Tanara.

E ancora una maschera mortuaria di Cavour; lettere e manoscritti di Mazzini, Saffi, Gioberti, Campanella, Zuppetta e tantissimi altri; l’atto originale con cui Napoleone il 13 giugno 1811 approva il nuovo stemma di Parma; una lettera del vicario della Diocesi monsignor Tamagni che nel 1848 invita i parroci a predicare l’amor di patria; altimetro e barografo impiegati nel volo su Vienna di Gabriele D’Annunzio.

Il museo disperso

Oggi, questo museo non esiste più. Nel dopoguerra è stato chiuso e la collezione dispersa. Parte dei cimeli sono stati restituiti ai proprietari. La collezione di Tanara, ad esempio, è tornata al Comune di Langhirano, che l’aveva ricevuta dalla figlia del garibaldino nel 1929, e è andata a formare un nuovo museo proprio a Langhirano. Il mantello di Garibaldi è conservato dal Comune di Parma. Diversi oggetti e documenti sono invece persi. Un altro Museo del Risorgimento è stato aperto a Fidenza nel 1984, esponendo la raccolta di Nullo e Luigi Musini.

In città, invece, non resta nulla. Come nel 1911, neppure oggi Parma ricorda granché del suo contributo al Risorgimento.

Frontespizio del catalogo del Museo del Risorgimento di Parma edito nel 1931
Frontespizio del catalogo del Museo del Risorgimento di Parma edito nel 1931
Il Tempio della Gloria allestito nel 1929 nell’ex cappella ducale nel Palazzo del Giardino di Parma
Il Tempio della Gloria allestito nel 1929 nell’ex cappella ducale nel Palazzo del Giardino di Parma
La sala del Risorgimento nel Museo del Risorgimento di Parma
La sala del Risorgimento nel Museo del Risorgimento di Parma
La sala della Epopea garibaldina nel Museo del Risorgimento di Parma
La sala della Epopea garibaldina nel Museo del Risorgimento di Parma
La sala della Fanteria nel Museo del Risorgimento di Parma
La sala della Fanteria nel Museo del Risorgimento di Parma
La Bandiera dei reduci garibaldini che era esposta nel Museo del Risorgimento di Parma
La Bandiera dei reduci garibaldini che era esposta nel Museo del Risorgimento di Parma
Un mantello appartenuto a Giuseppe Garibaldi, un tempo esposto nel Museo del Risorgimento di Parma
Un mantello appartenuto a Giuseppe Garibaldi, un tempo esposto nel Museo del Risorgimento di Parma

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