2.8.1796 – Le monete false del sultano Selim III
2 agosto 1796 – La zecca di Parma è pronta a coniare false monete turche. Ma un ordine dato dal duca Ferdinando quando la produzione è lì lì per partire, fa fallire l’operazione.
In questo 1796, l’incisore Giuseppe Siliprandi realizza il conio per stampare monete uguali a quelle della zecca di Costantinopoli. Copia con precisione uno yuzluk (che vale due piastre e mezzo) emesso quattro anni prima con il nome del sultano Selim III. A Palazzo Cusani, sede della zecca da da 18 anni, vengono realizzate le prime due o tre monete di prova, imitando la lega del soldo originale. Ma quando si arriva a poter battere i falsi, dalla Pilotta arriva un’indicazione a sospendere il lavoro, per non riprenderlo mai più: “Rappresentanza del Delegato Toccoli sulla nota cussione delle piastre turche – sospeso“.
Come mai a Parma si vogliano fare monete turche è un mistero. Così come sconosciute sono le motivazioni della marcia indietro. E proprio sotto Ferdinando di Borbone, che combatte i falsari sostituendo tutte le monete ducali in circolazione.
La vicenda è nota solo perché di questi falsi ne è rimasto uno, che fa parte della collezione numismatica del Complesso Monumentale della Pilotta. Nel 1868, l’orientalista don Luigi Cipelli, chiamato ad analizzarla, scrive che esistevano ancora anche i conii.
Sono tante le ipotesi tentate nel tempo sulle ragioni dell’operazione di contraffazione.
Si volevano aiutare i cristiani sudditi della Sublime Porta? Si voleva contribuire al pesante tributo che l’imperatore d’Austria Leopoldo, cognato del duca Ferdinando, si era impegnato a pagare al sultano, evitando i costi di cambio? Era stato architettato un piano per ostacolare un temuto sbarco dei turchi ad Ancona?
Oggi, la spiegazione più accreditata è semplicemente che il governo ducale volesse favorire qualche commerciante locale che faceva affari in oriente.
Anche sui motivi che impedirono la coniazione dei falsi yuzluk si possono solo avanzare congetture. Una è che la qualità delle prove non abbia convinto le autorità. La lega di argento e rame delle monete turche originali è infatti migliore di quella della riproduzione parmigiana, che ha un peso lievemente inferiore, differenza sufficiente a poter far scoprire l’inganno.
Tutta l’operazione, alla fine, ha prodotto sono una rarità numismatica.