Cultura & Società,  Età contemporanea

25.11.1831. Nobili e borghesi insieme in collegio

25 novembre 1831 – Maria Luigia approva il regolamento per la sua nuova scuola, il collegio che porta il suo nome. La data di fondazione dell’istituto è il 20 ottobre 1831 e le attività avrebbero dovuto iniziare entro il 20 novembre successivo, ma evidentemente ci sono ritardi, se il regolamento è varato solo in questo 25 novembre.

I ben 156 articoli del regolamento disegnano per gli studenti una vita cameratesca e isolata. Ci sono 49 posti a metà retta ed un numero illimitato a retta intera. In collegio si entra fra gli 8 e i 12 anni. E si esce assai di rado: sono ammesse solo sei uscite all’anno per pranzi in famiglia; anche le vacanze si devono trascorrere con gli altri collegiali. Agli alunni è vietato spedire o ricevere lettere non controllate dai superiori e parlare il loro dialetto; si comunica esclusivamente in italiano.

Il collegio prescrive una vita sobria. Tutti vestono in divisa nera, con nappa e cravatta bianca con ricamate le lettere “ML”, un cappello rotondo e un pastrano turchino in inverno. Si dorme in camerate da dodici. Anelli, orecchini, gioielli e tenere denaro sono proibiti, così come i libri se non approvati dai superiori. A tavola non si cambia piatto solo perché un certo cibo non piace. Perfino giocare è proibito, se non si tratta di dama, scacchi, biliardo.

Ogni maestro e ogni prefetto, una volta alla settimana consegnano una nota morale su ciascun alunno e chi non segue le regole viene punito con “privazioni di divertimenti, di cibi, o di ogni altra cosa prediletta”, ma le percosse agli studenti sono escluse: “le battiture sono assolutamente proibite”, anzi, gli alunni sono da trattare “con urbanità e amorevolezza”, ma “senza soverchia domestichezza”.

Per creare il Collegio Maria Luigia, la duchessa non fa altro che fondere due più antichi collegi già attivi in città. La sovrana di Parma ha unito il Collegio di Santa Caterina, meglio noto come Collegio dei Nobili, con il Collegio Lalatta. Il primo era stato istituito il 28 ottobre 1601 da Ranuccio Farnese, che voleva dare a Parma una classe dirigente di prim’ordine. E difatti per 200 anni al Collegio dei Nobili di Parma si iscrivono rampolli delle più prestigiose famiglie d’Europa, arrivando a contare fino a 300 alunni convittori contemporaneamente, fra i quali anche un futuro papa, Innocenzo XI.

Il Lalatta era invece riservato a figli di famiglie povere. Era nato per iniziativa di un prete di ricca famiglia, il canonico della cattedrale Antonio Lalatta, che nel testamento lasciò cospicui beni per la sua organizzazione. Il monsignore scrisse il testamento nel lontano 3 settembre 1563, ma il denaro sarebbe stato disponibile solo in caso di estinzione dei suoi discendenti, cosa che avvenne a metà Settecento. Così, il collegio aprì solo nel 1755.

La decisione di Maria Luigia del 1831 ha una notevole valenza sociale: basta scuole per i soli nobili: è ora che studino assieme ai borghesi. Tuttavia il Collegio Maria Luigia non è aperto a tutti: la duchessa non vuole figli di persone dedite alle “arti meccaniche”.

Il Collegio dei Nobili stava dove ora è il Tribunale. All’inizio, la sede del nuovo istituto di Maria Luigia ha sede proprio qui. In questo 1831, i convittori sono circa quaranta. Il palazzo è grande, ha pure un teatro ed una cavallerizza, ma avrebbe bisogno di importanti interventi di restauro. Così, il 3 febbraio 1844 la duchessa ne ordina la demolizione. Il collegio già dal 1834 si sposta là dove stava il Lalatta, nel Palazzo dell’Arena, che fu anche la casa di Antonio Lalatta, da lui stesso fatta ristrutturare nel XVI secolo.

Se al Collegio dei Nobili insegnavano i Gesuiti, nel Maria Luigia i docenti sono prima monaci Benedettini e poi i chierici Barnabiti. Nel collegio sono presenti scuole “elementari, secondarie e filosofiche”.

Nel 2022, a 191 anni dal decreto di Maria Luigia, a 411 anni da quello di Ranuccio e a 459 dal testamento di Lalatta, questa scuola esiste ancora, indubbiamente la più antica di Parma.

Il Collegio Maria Luigia
in una litografia pubblicata dalla Gazzetta di Parma nel supplemento del 12 settembre 1846,
quando erano in corso lavori di ampliamento e rifacimento della facciata, su progetto di Niccolò Bettoli, realizzati dal figlio Luigi

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