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14.4.1943. In un giorno, +50% della popolazione

14 aprile 1943 – “I Comuni di San Lazzaro Parmense, Vigatto, San Pancrazio Parmense, Golese e Cortile San Martino sono aggregati a quello di Parma”. Così recita il Regio decreto numero 337 approvato nella data di oggi, per l’“Ampliamento della circoscrizione territoriale del comune di Parma“.

Parma si ritrova improvvisamente con una volta e mezzo gli abitanti che aveva fino a ieri, superando per la prima volta nella storia i 100.000 cittadini. Nel censimento del 1936 (il più recente nel 1943), Parma aveva infatti 71.858 residenti e i cinque Comuni intorno sommavano insieme 37.507 persone.

Dei territori coinvolti, Golese è il più piccolo, poco sopra i 5.000 abitanti, è invece una delle realtà locali più popolose, con oltre 10.000 residenti, inferiore per dimensioni solo a Fidenza (17.352), Salsomaggiore (15.259) e Borgotaro (15.209). La città amministra ora oltre un quarto di tutte le persone della provincia, che sono 381.771.

Gestire la nuova dimensione non è facile. Il podestà Pietro Pariset prende tempo fino al 29 maggio per recepire il provvedimento deciso a Roma e mantiene comunque attive le strutture dei municipi soppressi in forma di circoscrizione. Tariffe e tasse saranno unificate solo dal 1º gennaio 1944.

Il nuovo assetto amministrativo è il risultato di una storia iniziata 20 anni prima, esattamente il 15 ottobre 1923, quando l’ex sindaco Giovanni Mariotti aveva presentato al governo una relazione che chiedeva proprio l’aggregazione dei cinque comuni “foresi” con quello cittadino. Per Mariotti, questo sviluppo è necessario per far funzionare al meglio i molti nuovi servizi di cui Parma si è dotata: acqua, elettricità, trasporti pubblici e altri, e per avere le risorse per lo sviluppo industriale in corso.

Ma la proposta di Mariotti incontra l’orgoglioso rifiuto dei rappresentanti di tutti e cinque i municipi interessati, che si vedono ridotti a periferia utile solo a mantenere il centro, bloccando a lungo l’iter di fusione. Nel 1928 era stata fatta dunque una scelta di compromesso: passare al capoluogo solo alcune parti dei municipi confinanti, che si vedevano ridimensionati, ma ancora autonomi. L’ultima fase del regime fascista decide però il braccio di ferro fra centro e periferia con un verdetto del tutto a favore della città.

Prese di posizione contrarie e ricorsi a questa “parmigianizzazione” forzosa continuano anche dopo il decreto 337, ma ormai il dado è tratto. La novità del 14 aprile 1943 fa di Parma uno dei Comuni più grossi in Italia per popolazione, il 16º sui 7.904 municipi italiani del 2025, quinta città fra quelle che non sono capoluogo regionale.

I confini del Comune di Parma nel 1928, quando alla città furono aggregate alcune parti dei municipi confinanti

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Succede il 14 di aprile:

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