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29.2.1820. Maria Luigia lancia il bonus famiglie numerose

29 febbraio 1820 – La duchessa Maria Luigia lancia il suo programma di sostegno alle famiglie numerose, una sorta di assegno unico universale per i figli a carico. Attenzione, però: spetta solo ha chi almeno 12 figli!

Sì, avete letto bene, ben dodici figli. Perché nella società dell’Ottocento le famiglie possono essere anche numerosissime. L’assegno non ha certo lo scopo di sostenere la natalità, non serve…

I progressi in campo medico e alimentare in una società che dà ancora un enorme valore alla prole, fa sì che i bambini in casa possano essere davvero molti. Non ci sono più i terribili tassi di mortalità infantile dei secoli precedenti.

La legge emanata in questo 29 febbraio 1820, offre una “pensione di soccorso” del valore massimo di 600 lire annue ai padri con 12 o più figli. Il governo ducale deciderà, caso per caso, se concedere il contributo intero oppure solo parziale, tenendo conto della condizione della famiglia, del suo reddito (che comunque non deve superare le 6.000 lire annue) e del numero di figli. La somma verrà versata a rate, ogni tre mesi.

Maria Luigia promette di sostenere i parmigiani con molti discendenti per tutta la vita, non solo finché bimbi e ragazzi restano in casa, ma per tutta la vita dei genitori: una sorta di premio per l’impegno profuso in casa.

Nel 1820 Parma ha 31.748 abitanti, in netta crescita: erano 29.841 nel 1814 e arriveranno a 41.461 nel 1847, alla morte della granduchessa.

È l’occasione per dare un’occhiata all’andamento della demografia a Parma, che nei secoli è molto altalenante.

A inizio ‘200, gli abitanti erano poco più di 10.000 (come quelli dell’intero Comune di Medesano nel 2023), ma in poco più di 100 anni un’eccezionale crescita li porta a 40.000. Le epidemie che segnano i secoli successivi ferma l’incremento e a fine ‘300 siamo già tornati in 13.000.

Il ‘400 è anche peggio: fra guerre, carestie e malattie, nel intorno al 1481 Parma raggiunge il suo picco negativo di sempre, appena 8.000 cittadini. I decenni che seguono sono una nuova fase di recupero, tanto che il 1500 vede suppergiù 20.000 persone abitare a Parma e 40.000 nel 1564. A invertire il trend stavolta è una carestia, così gli abitanti si dimezzano ancora nel giro di dieci anni.

Lentamente, i dati demografici tornano ad accrescersi e nel 1600 i parmigiani devono essere attorno ai 33.000, sorpresi per l’ennesima volta da due ondate di peste, che li riducono a 12.667 nel 1631.

Il ‘700 è un buon secolo, che segna traguardi prima mai raggiunti, con 55.000 cittadini nel 1727, non fosse che fra la gente si diffondono malattie nuove: l’influenza nel 1749, la parotite nel 1785, il tifo nel 1793. Così il secolo si chiude con poco più di 30.000 persone in città.

Quelli della prima parte dell’‘800 sono numeri più regolari (e probabilmente anche più certi), con una crescita molto lenta, ma senza nette cadute, nonostante le guerre napoleoniche e altri nuovi morbi, il colera su tutti a più ondate dal 1835, ma anche il morbillo nel 1806 e 1822.

Sarà la nascita del Regno d’Italia a invertire ancora la tendenza. Nel 1861, Parma è ventesima fra le città più grandi, con 47.428 abitanti; ma il nuovo corso causa una crisi economica che per diversi decenni spinge molti a lasciare l’area urbana per cercare lavoro in campagna. Solo a inizio ‘900 i numeri riprenderanno a crescere.

È interessante seguire anche l’andamento delle nascite. Il registro dei battesimi in Battistero offre cifre precise per l’intera Epoca moderna.

Nel Cinquecento, le nascite sono fortemente condizionate da carestie e malattie. Ci sono anni con oltre 1.200 bambini e altri con meno di 500. Nel 1501 i battesimi sono 667, nel 1510 già 1.051 e ben 1.285 nel 1527, l’anno più prolifico del secolo, ma i 12 mesi successivi risultano invece i più sterili: appena 482 nati. Le cifre tornano a salire avvicinandoci al Seicento.

Nel 1601 si contano 1.051 nascite, con ottime prospettive di crescita, fino a superare per la prima volta nella storia i 1.300 battesimi in un anno nel 1605 (esattamente 1.311) Ma poi arriva la grande peste e nel 1630 c’è il crollo, a 559. Parma si riprende subito e il 1636 registre un nuovo record, oltre i 1.400 neonati già nel 1636 (1.415). È però un’eccezione: nel XVII secolo le nascite a Parma si stabilizzano attorno alle 1.050 annue; un centinaio di più negli ultimi decenni.

E così continua anche nel Settecento, che inizia con 1.070 neonati nel 1701. Molto lentamente, le cifre salgono. Si torna sopra i 1.300 nel 1779 (1.316) e gli ultimi 20 anni restano quasi sempre sopra i 1.200.

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