Età contemporanea,  Politica

16.12.1926. Un podestà per la nuova borghesia fascista

16 dicembre 1926 – Roma ha deciso chi deve governare a Parma ora che i sindaci non esistono più. Il podestà di Parma scelto da Mussolini è Mario Mantovani.

Nel settembre 1926, il regime ha stabilito che i cittadini non possano più eleggere i consiglieri comunali, e quindi non ci saranno più neppure i sindaci, che sono nominati dai consiglieri. In realtà, a Parma il sindaco manca già dal 1923: la città è troppo rossa per rischiare un’elezione; per cui, da tre anni, il municipio è retto da commissari.

Nominato in questo 16 dicembre, Mantovani si insedierà in piazza Garibaldi il giorno di Natale, gridando “Eia, eia, alalà”. Sarà il capo della città fino al 1939.

Nato in borgo Scacchini il 17 gennaio 1888, laureato in Giurisprudenza, parla varie lingue ed è musicista. Si iscrive al Partito fascista nel 1921. Mantovani è un moderato che vuole piacere a tutti. L’unico azzardo nel corso della vita è il divorzio dalla moglie Bianca, opzione non prevista dalla legge italiana; per ottenerlo, nel 1922 ha preso la cittadinanza a Fiume, ma non ama parlarne in giro.

Come podestà, si impegna soprattutto in imprese urbanistiche, facendo di Parma un grande cantiere, fra la demolizione dei borghi dell’Oltretorrente, l’edificazione delle prime case popolari, lo scavo di piazza Garibaldi per creare locali ipogei, il ponte Dux, i progetti per allargare via Mazzini e molti altri.

Spicca per la capacità di assommare cariche e occasioni per apparire. È ispettore della Cassa di Risparmio, consigliere del Monte di Pietà, presidente del Rotary Club cittadino, presidente della commissione teatrale del Regio, nel 1934 membro del Gran consiglio del fascismo (il nuovo parlamento). Insomma, gli piace restare in vista.

Del resto, perché hanno messo proprio lui a fare il podestà? Per imporre una nuova classe dirigente, di stampo borghese e capitalista, ciò che realmente il fascismo rappresenta. Non la piccola borghesia, ma una nuova aristocrazia del denaro e dell’impresa.

Mario è figlio di Giuseppe Mantovani, della fabbrica di busti Mantovani, una delle più grandi imprese della città, di quelle che dall’inizio del secolo gli operai combattono per limitarne il potere. Tutto ciò che Mario Mantovani deve fare è mostrare che quello che comanda è lui, che quello che ha vinto è lui, e con lui l’oligarchia che rappresenta.

Quando arriverà la guerra cambierà tutto e Mantovani, improvvisamente assunto nell’olimpo di quelli che contano in questo 16 dicembre 1926, altrettanto rapidamente scomparirà dalla scena pubblica parmigiana.

Mario Mantovani
Mario Mantovani

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Succede il 16 di dicembre:

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