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4.8.1623. Santa Maria bianca, icona pellegrina fra templi demoliti

4 agosto 1623 – Il vescovo Giacomo Cornazzani concede ai carmelitani scalzi l’oratorio di Santa Maria Bianca in Co’ di Ponte, che poi si dirà Oltretorrente. I carmelitani sono stati chiamati a Parma in questo stesso anno da Margherita Aldobrandini, reggente del ducato. I monaci si impegnano ad erigere un convento di là dall’acqua entro 30 anni.

Qui si sentono già a casa, perché molto tempo prima, proprio un carmelitano eremita aveva dipinto in questo angolo di periferia una Madonna col manto carmelitano, bianco, un’immagine che pare emanare luce; è la Maria bianca cui è dedicata la chiesa, dipinto che avrà vita difficile…

L’Oltretorrente nel ’600 è ancora in gran parte un prato. Lì ai margini della città, c’è questa immagine affrescata nel 1340 da tal Pietro da Napoli, che si era sistemato in una casupola nella zona dove vivere solo di preghiera. L’eremita raffigura la Vergine con il Bambino su un muro, ma un suo compagno, Ugolino da Sivizzano, gli aggiunge subito un tetto sopra, per proteggerla, anche perché l’icona fa miracoli, realizzando le preghiere dei parmigiani che vengono ad inginocchiarvisi davanti. Proprio per le molte grazie concesse, tanti si dedicano alla Madonna con il velo bianco, facendo dell’originaria cappella una chiesa vera e propria, nel tempo sempre più grande e sempre più adorna di dipinti.

E i carmelitani, che ottengono la chiesa in questo 1623, proseguono la tradizione, riedificandola da capo, ancora più ampia, più alta, più ricca, di marmi, stucchi e decorazioni.

Ma allora perché questo tempio tanto amato e tanto curato non c’è più? Sì: se andate là dove l’eremita Pietro ha dipinto la Madonna bianca e dove i suoi successori hanno innalzato una grande chiesa, trovate solo una strada. È via della Salute, con i suoi edifici simmetrici, realizzata nella seconda metà dell’Ottocento.

Le fortune di Santa Maria Bianca, durano per poco meno di trecento anni; poi iniziano i problemi.

Nel 1810, il governo francese scaccia i carmelitani e demolisce convento e chiesa. Il dipinto della Madonna finisce sotto le macerie. Ma i parmigiani non lo dimenticano e nel 1815 – appena partiti i francesi – qualcuno va a scavare e lo ritrova e lo trasferisce su tela e lo porta in un altro oratorio perduto, San Claudio. Questo era in borgo della Morte (borgo Merulo, accanto a piazzale Borri); a ricordarlo resta solo una piccola formella di terracotta con un agnus dei.

Nel 1886, i carmelitani tornano a Parma e recuperano un altro convento soppresso, Sant’Agostino (era all’angolo fra via Padre Lino e via Turchi). Reclamano e ottengono la Madonna bianca, che dunque torna in Oltretorrente. Ma anche quel convento ha vita breve, a sua volta demolito nel 1920, venduto dai carmelitani che traslocano in via Garibaldi, presso l’oratorio dei Rossi. L’affresco della Madonna li segue.

Passa poco tempo, che le madri carmelitane chiedono ai colleghi padri carmelitani di avere in dono la Santa Maria Bianca, questi acconsentono e il dipinto si sposta per la quarta volta: nel 1929, la sacra immagine viene ricollocata presso il monastero delle carmelitane in borgo Felino. Arriva la guerra, c’è un grande scoppio e il monastero viene danneggiato, le monache se ne vanno e il dipinto resta solo.

Finalmente, nel 1959, le carmelitane aprono la loro nuova sede, in via Montebello, dove ancora rimangono. E spostano per l’ultima volta anche l’antica immagine.

Dei cinque luoghi in cui è stata, tre sono andati distrutti.

Dopo un secolo e mezzo di pellegrinaggi, il dipinto ha bisogno di un restauro, compiuto alla fine degli anni ‘80. L’immagine di Santa Maria Bianca a Parma si ricorda il 4 gennaio.

L'antico dipinto di Santa Maria Bianca di Parma
L’antico dipinto di Santa Maria Bianca di Parma

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