Cronaca,  Medioevo

30.10.1509. Giustiziato l’assassino di Capodiponte

30 ottobre 1509 – Baldaccino dei Baldaccini, detto Il conte, viene decapitato assieme al suo mezzadro. Sono stati condannati per l’omicidio di Bonaventura dal Quadrello, ucciso per motivi venali.

Baldaccino è cognato della vittima, nonché erede. L’assassinio è stato deciso per mettere le mani sulla fiorente attività economica di Bonaventura: una tintoria; in quest’epoca, il settore dei tessuti è il più fiorente nell’economia parmigiana.

La notte del 12 settembre, Baldaccino va a casa di Bonaventura, in borgo Strinato (via Cavallotti) e gli chiede di scendere: deve parlargli di un affare importante. Bonaventura ha infatti un problema: c’era chi gli rubava il guado, una pianta usata per tingere di blu le stoffe. Si incamminano insieme e Baldaccino lo convince di aver scoperto l’identità del ladro. Lo esorta a seguirlo di là della Parma, in Codiponte (Oltretorrente), dove gli mostrerà il malfattore. Bonaventura cade nel tranello e si fa condurre docile fino ad un vicolo accanto ad una costruzione chiamata Castel Piombino.

Nel buio, in queste viuzze, Bonaventura inizia ad aver paura. Baldaccino lo tranquillizza, lo invita a stringersi a lui, a stare sotto il suo stesso mantello. Così, spalla a spalla, i due uomini arrivano fino ad un muro con un buco. “Sbircia dentro”, dice Baldaccino a Bonaventura, che china la testa e strizza gli occhi nell’inutile tentativo di diradare il buio. E poi, d’improvviso: zac! Un colpo di scure sul collo. E Bonaventura muore. Il colpo lo ha dato il mezzadro de Il conte, che si chiama Gabriello dei Cremonesi, da tempo in attesa della vittima, celato dall’oscurità, come gli ha ordinato il suo padrone.

Baldaccino dei Baldaccini viene subito arrestato, ma non ci sono prove della sua responsabilità nell’omicidio. Non ci sono testimoni. Così viene rilasciato. Ma il genero di Bonaventura, Nicolò Bertano, sa che il solo a guadagnare da questa morte è Baldaccino, erede designato del morto, e non ha dubbi su come siano andate le cose. Convince le autorità cittadine a proseguire nelle indagini e presto la verità emerge.

Gabriello, il mezzadro, è arrestato pochi giorni dopo il fattaccio. Lo prendono mentre stava appartato con una monaca che aveva abbandonato il convento, dalle parti del ponte Dattaro. Lo portano nella Rocchetta (il torrione all’ingresso del Parco ducale) e lo mettono alla tortura. Gabriello non regge a lungo e confessa i dettagli dell’uccisione. È stato omicidio premeditato.

A questo punto, anche Baldaccino torna in catene. Pure lui torturato, ammette tutte le sue colpe. Ha tradito e ammazzato suo cognato per impossessarsi delle sue ricchezze.

In questo 30 ottobre si consuma l’ultimo atto di questo noir di cinque secoli fa. Baldaccino e Gabriello, sopra un carro, sono condotti in lungo e in largo per la città. Per vedere l’esecuzione, sono venute centinaia di persone anche dal contado. I condannati ricevono gli ultimi conforti da alcuni frati. In piazza (Garibaldi) vengono legati ad una tavola di legno ed è letta loro la sentenza di morte. La campana dell’arengo suona tre volte.

Prima di arrivare al patibolo, gli assassini devono passare davanti alla casa della vittima, poi sul luogo dell’omicidio, passando da strada Caprazzucca. Proprio lì, accanto a Castel Piombino, vengono messi in mano al boia che li decapita. Nonostante l’esecuzione, a Baldaccino e Gabriello è concessa la sepoltura all’interno della chiesa di San Pietro martire, accanto alla quale abitava Il conte.

Miniatura del XIV secolo, Codice palatino germanico 164, Biblioteca universitaria di Heidelberg.
Miniatura del XIV secolo, Codice palatino germanico 164, Biblioteca universitaria di Heidelberg.

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