Animali,  Epoca Moderna

8.5.1547. Lupi cattivi in Appennino, quando la fantasia fa storia

8 maggio 1547 – Al lupo al lupo! A Sivizzano, un terribile lupo ha strappato una bambina di nove anni dalle mani del padre, trascinandola via, nei boschi. Nessuno rivedrà mai più la piccola.

Lo racconta don Giorgio Franchi, parroco a Berceto, che per alcuni anni compila una cronaca con fatti e voci della montagna.

Il lupo è apparso nella zona di Piantonia in luglio, quando ha ferito gravemente una ragazza a Roncolongo: in quattro intervengono per difenderla, “et hebene faticha a torgila viva. Gli feceni tre ferite”.

Un uomo racconta poi a don Franchi che a fine aprile il lupo ha sbranato un giovane di 18 anni ed un bambino di nove a Piantonia e un altro bambino vicino a Sivizzano. Il racconto più terribile è del 1° maggio: il lupo “a forza de quelli homini tolssi uno puto de su una scalla et li cavò la camisa senza romperlla niente, poi guastò dito puto che mai li potitene tore excepto che le braza” (strappò a forza dagli uomini di là un bambino, preso sopra una scala, e gli tolse di dosso la camicia senza strapparla, poi sbranò il bambino in modo che non ne rimasero che le braccia).

La ferocissima bestia compare di nuovo il 14 giugno a Sivizzano, quando aggredisce una ragazza. Lei si difende con un’accetta, grida e chi assiste alla scena suona una campana che attira tutti gli abitanti della zona. Il lupo viene scacciato e braccato. Lo trova un archibugiere, che gli spara all’orecchio e poi lo percuote con la sua arma fino ad ammazzarlo. L’uomo taglia la testa al lupo e la porta fino a Parma: per questo trofeo, le autorità lo ricompensano con dieci scudi e anche i comuni attorno a Piantonia lo vogliono ringraziare per averli liberati dalla temibile minaccia, aggiungendo uno scudo ciascuno.

È da racconti come questi, narrati, ripetuti e moltiplicati, che è nata la paura per il lupo, fonte di tante favole e ancor oggi di critiche alla presenza di questo animale in Appennino.

Ma sarà tutto vero? Il nostro cronista pare in realtà assai incline a dar credito ad ogni voce su animali terribili.

Don Giorgio Franchi riferisce, ad esempio che il 22 agosto 1544 a Riolo fu trovata una biscia che “haveva la testa come uno sausse”, cioè grande come quella di un cane segugio, ed il corpo di 45 centimetri di circonferenza. Da per certa la nascita di un pulcino che quattro giorni dopo essere uscito dal guscio – il 13 luglio 1544 – è già in grado di cantare come un gallo. Afferma che dal bosco di Bergotto, il 16 agosto 1551 si solleva uno sciame di insetti tanto numerosi e con ali così grandi da oscurare il sole. Parla di cavalli, cani e pecore che volano oltre il crinale dei monti. Nella sua cronaca è un animale pure una stella cadente avvistata sopra Castellonchio di Berceto il 9 agosto 1544, segno di sventura, tanto che cinque giorni più tardi muoiono due vacche.

E il lupo? Avrà davvero mangiato tutti quei bambini dopo averli rapiti e trascinati nel bosco? Ognuno decida da sé se nel 1547 sulle colline del parmense ha imperversato una bestia furba e crudele, o se come le pecore volanti, nel 1547 è nata una favola.

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