Cronaca,  Età contemporanea

21.3.1913. Sette locomotive scagliate a bomba

21 marzo 1913 – La giornata inizia con un grande incidente ferroviario, causato dalla rabbia di un fuochista, che vuole distruggere il maggior numero possibile di treni per vendicarsi dell’essere stato licenziato.

Guerrino Chiari, 28 anni, nato a Poviglio ma con casa a Parma in via Cavallotti al 27, è un ex carabiniere, ora fuochista. Lavora sulle locomotive, e come in una famosa canzone di Francesco Guccini, ha deciso di lanciare a bomba una locomotiva contro quella che lui ritiene un’ingiustizia. Anzi, non una, ma ben sette locomotive!

A Parma, da qualche anno si discute sulla necessità di mettere in pensione i tram a vapore. Giusto un mese prima, il Consiglio provinciale ha approvato un piano per realizzare nuove linee di tram elettrici o a gasolio in sostituzione delle vecchie motrici a vapore. Così, la società dei tram ha iniziato a licenziare i fuochisti, a partire dai più giovani. Chiari è uno di loro.

Nel cuore della notte, raggiunge il deposito dei tram, a Barriera Garibaldi. Sono le 3 e un quarto quando accende il fuoco e una dopo l’altra porta a pressione ben sette vetture. La Gazzetta di Parma del giorno stesso racconta cosa accade subito dopo:

Messe poi in marcia le macchine a tutta pressione le ha lanciate per i vari binari a corsa sfrenata. Quello che avvenuto è facile immaginarlo. Le macchine si inseguirono pazzamente e deragliandone una, le altre si cozzarono e accavallarono ingombrando i binari”.

Messe in moto le locomotive, Chiari sale su una di queste e la sposta 200 metri fuori dal deposito. Poi passa ad un’altra vettura, quella col numero 11, e la porta accanto alla prima. Quindi torna nel deposito, sale sulla numero 8 e la lancia a tutta velocità contro le due fuori. Prima che qualcuno arrivi sul posto, fa in tempo a lanciare contro i mezzi deragliati altre quattro macchine a vapore.

I danni non sono eccezionali. Tutto sommato, i locomotori non hanno avuto spazio per una gran rincorsa. Solo la motrice 8 è davvero sfasciata, con rovinati un fianco, i longaroni, le casse per l’acqua e le bielle. Le locomotive numero 1, 4, 5 e 11 hanno qualche danno, ma riparabile. Le altre due macchine coinvolte sono pressoché incolumi, tanto che nel corso della giornata prendono regolare servizio sulla linea per Busseto e non ci sono né cancellazioni né ritardi nel servizio.

Nel giro di poche ore, lo spazio all’ingresso del deposito viene sgomberato e i mezzi avviati a riparazione.

E Chiari, che fine ha fatto? Lo trova un ispettore delle tranvie mentre cerca di fuggire dalla città. Il fragore dei motori e i boati degli schianti, svegliano l’ispettore Ferdinando Conti, che abita proprio di fronte al deposito. Osservato il disastro, Conti pensa subito a trovare il responsabile. Non gli ci vuole molto: Chiari è in fila alla biglietteria della stazione che sta acquistando un biglietto per andarsene da Parma. L’ispettore chiama un poliziotto e il macchinista viene arrestato, non senza qualche resistenza.

Condotto alla caserma dei carabinieri, il fuochista confessa che per vendicarsi del licenziamento aveva pensato di uccidere il direttore della società dei trasporti. Ma poi si è accontentato di fare quanto più danno gli riuscisse al materiale rotabile.

Nell’immediato, i danni sono valutati 25.000 lire. Ma poi la cifra cala: per rimettere tutto a posto ne bastano 8.000.

Nei giorni successivi ritratta. In una lettera ai giornali, il fuochista afferma che è stato tutto un incidente:

Le macchine montavano in pressione, dovetti manovrare per riempire i tender d’acqua e nel mentre ne accudivo una mi vedo partire l’altra e subito cerco di montare per salvare quell’altra, ma invano, aveva troppa veocità e dall’urto che sentii mi sono impaurito e fuggii”.

Il 1° luglio 1913 si tiene il processo. Guerrino Chiari viene ritenuto responsabile del “danneggiamento di macchine delle tramvie a vapore” e condannato a un anno, sei mesi e 20 giorni di reclusione.

Scontata la pena, il giovane sarà chiamato alle armi e combatterà nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. Tornato a Parma, vivrà senza più lavoro e senza casa – nel 1926 sarà arrestato per vagabondaggio –, fino alla morte, sopraggiunta nel 1933.

L'incidente ferroviario del 21 marzo 1913  Parma, dalla Domenica del Corriere, 6-13 aprile 1913, p. 11
L’incidente ferroviario del 21 marzo 1913 Parma, dalla Domenica del Corriere, 6-13 aprile 1913, p. 11

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