1.4.1871. La Società Protettrice degli Animali
1 aprile 1871 – Timoteo Riboli di Colorno fonda la “Società Protettrice degli Animali contro i mali trattamenti che subiscono dai guardiani e dai conducenti”, la prima in Italia, che oggi si chiama Enpa. Accanto a lui, autorevole promotore dell’iniziativa, è niente meno che Giuseppe Garibaldi. Riboli è il medico di Garibaldi, lo ha seguito in molte sue imprese ed i due sono veramente amici. Terza fondatrice è la nobildonna Anna Winter, inglese, che esporta in Italia le esperienze di difesa degli animali già avviate nel suo Paese.
La Winter ha convinto Garibaldi a costituire un’associazione per la difesa degli animali in Italia, e Garibaldi affida a Riboli la realizzazione del progetto, conoscendone il profondo rispetto per tutte le forme di vita. “Mio caro Riboli, vi invio una lettera della signora Winter. Vi prego di istituire tale Società annoverando la signora come presidente ed io come socio. Vostro G. Garibaldi. Caprera, 1° aprile 1871”.
Qualche anno dopo, nel 1879, Riboli incontra la regina Vittoria d’Inghilterra, che accetta il patronato onorario della Società per gli animali.
L’organizzazione promuove buone pratiche verso gli animali, distribuendo a chi conduce carri o carrozze un calendario con indicazioni su come curare i cavalli. Ma vuole anche far perseguire i responsabili di maltrattamento, con denunce all’autorità pubblica e con un’opera di schedatura di chi è osservato sfruttare troppo le bestie o infierire su di loro.
Riboli rimane presidente della Società per tutta la vita. Laureato in filosofia ed in medicina, noto soprattutto per il suo impegno risorgimentale (è esiliato da Parma a Torino dal 1848 per il ruolo di primo piano nei moti insurrezionali), nutre un profondo amore verso gli animali, che gli è stato trasmesso da sua madre. Come lui stesso ha scritto: “Ella non vedeva animale che non mi dicesse: non toccarlo, lascialo vivere. Nei suoi discorsi a Pasqua, quando offriva le ova pasquali, nell’ovo vedeva la generazione e la riproduzione di ogni cosa creata”.
Nei congressi medici, Riboli tratta di psicologia degli animali, sostenendo che anche loro hanno sentimenti e carattere personale e che possono essere educati, idee che 200 anni fa erano rivoluzionarie. Si batte contro la vivisezione e le crudeltà nei macelli. Posizioni che rispondono al suo grande rispetto per ogni forma di vita sulla Terra.
Prima di morire ha scritto: “Vissi abbastanza per conoscere la grandezza e sublimità del Creato. Chi non ha il pensiero di questa grandezza non può essere fra il genere umano”.