Cronaca,  Età contemporanea

19.9.1840. Una storia d’amore finita sul patibolo

19 settembre 1840 – Sul patibolo muore Sofia Pescatori, condannata per aver ucciso una bambina il 9 giugno 1840 tramite “venefizio”. È l’atto finale di una storia d’amore impossibile e della rabbiosa gelosia che ne seguì.

Sofia Pescatori è la figlia di un sarto parmigiano diventato ricco acquistando e vendendo case. Nel 1833, quando la ragazza ha 21 anni, la famiglia Pescatori si trasferisce a Borghetto di Noceto e qui lei conosce e si innamora di Carlo Pastori, assunto come tuttofare assieme alla moglie Donnina Colombini.

Sofia conquista Carlo ed inizia una relazione segreta. Alla ragazza però non basta, vuole prendere il posto di Donnina e convince Carlo a lasciare il tetto coniugale per stare solo con lei. Forse dalla relazione fra i due nasce pure una figlia.

Ma il tradimento di Carlo verso la moglie scandalizza tutto il paese e pure Enrico, fratello di Sofia, non vuole che la relazione clandestina vada avanti. Dietro regolare denuncia, nel 1939 a Carlo viene imposto di tornare a casa, e che lasci perdere quella ragazza!

Lui obbedisce e presto Donnina è incinta. Una notizia che fa perdere la testa a Sofia. Folle di gelosia, si arrovella per trovare il modo di levare di mezzo Donnina. Prova ad avvelenarla. Vorrebbe metterle una vipera nel letto. Ma Donnina scoppia di salute e mette al mondo una bella bambina, battezzata Virginia Redegonda Pastori.

Sofia è sempre più rabbiosa. Se non riesce a uccidere la madre, allora ucciderà la figlia. E così fa, avvelenando Virginia Redegonda.

Sofia non è così scaltra da far passare la cosa come un incidente. Fin da subito appare chiaro che si tratta di un delitto e che l’autrice è lei.

Al processo, la difesa prova a salvarla dichiarandola inferme di mente. Ma i giudici non hanno dubbi: è condannata a morte. Muore per impiccagione sul bastione San Francesco.

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