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16.2.1944. Fra Ginepro e la propaganda di regime

16 febbraio 1944 – Un curioso personaggio è in visita a Parma in questo giorno. Si tratta di fra Ginepro, un francescano tanto adirato con gli inglesi da essere diventato il centro della propaganda della Repubblica sociale.

Profondamente nazionalista, già cappellano militare volontario in Etiopia, in Francia e in Albania, fra Ginepro è stato catturato dai greci nel 1941 e tenuto prigioniero due anni in un campo di internamento inglese in India. Quando torna in Italia a seguito di uno scambio di prigionieri, Mussolini manda il frate in Germania per visitare gli internati militari italiani e poi a girare tutta la penisola nel vano tentativo di tenere alto il morale dei repubblichini in armi.

Ligure, classe 1903, al secolo Antonio Conio, fra Ginepro sempre in saio e sandali, trascorre le giornate ad arringare più nelle caserme che nelle chiese.

Nella mattina di questo inverno del 1944, fra Ginepro tiene una concione al Teatro Paganini. Il tema è: “La fede confortatrice dei prigionieri”. Un anno prima, al Regio era venuto un altro cappuccino esperto dello stesso tema, padre Michelangelo da Cavallanza, ma questo raccontava delle sofferenze degli italiani internati in Germania. Fra Ginepro deve pareggiare il conto, dicendo del male subito da chi è prigioniero non degli alleati nazisti, ma dei nemici angloamericani.

La narrazione è stata una esaltazione vibrante delle fede di cattolici e di italiani”, riferisce la Gazzetta di Parma. Esibisce tanto il saio e la croce, quanto le decorazioni di guerra. Se la prende anche col bombardamento dell’abazia di Montecassino.

La platea è assiepata di madri e mogli di prigionieri all’estero. Dopo la conferenza, fra Ginepro le incontra una ad una nella sede della Federazione fascista repubblicana in via Walter Branchi (poi via Cavestro). Le donne portano foto dei loro cari e chiedono notizie, casomai il frate li abbia visti in Egitto, in Grecia, in India. Gli incontri proseguono per l’intera giornata del 17, all’Oratorio dei Rossi di via Garibaldi e ancora in via Branchi.

Non è la prima volta che questo propagandista in saio viene a Parma. Nel 1938 aveva presentato alcuni libri sulla campagna d’Etiopia e tornerà il 18 marzo 1944, per incontrare la Guardia nazionale repubblicana (qui è di stanza l’80^ legione), il Comando militare provinciale, le reclute del genieri alla caserma Tonti e a Fidenza ancora le famiglie dei soldati italiani prigionieri.

I discorsi di fra Ginepro seguono lo stesso copione: loda chi ha davanti, ricorda l’importanza di ciò che viene chiesto loro di fare e li incita ad ogni sforzo per la patria. Lo dice con l’ardore di un oratore rodato, anche se sa che le cose vanno male, che non è vero che in Germania gli italiani stanno bene e che non c’è alcuna possibilità che i dittatori vincano la guerra. Ma ha accettato di predicare per Mussolini e continuerà a recitare la sua parte.

Finita la guerra, fra Ginepro sconterà undici mesi di carcere per poi entrare obbligato in convento.

Fra Ginepro, al secolo Antonio Conio
Fra Ginepro, al secolo Antonio Conio
Fra Ginepro, al secolo Antonio Conio
Fra Ginepro, al secolo Antonio Conio

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