14.7.1614. Parma prepara l’invasione dell’Albania
14 luglio 1614 – Un’assemblea di notabili ed ecclesiastici serbi ed albanesi, offre a Ranuccio Farnese la corona di Albania e il sangiaccato di Erzegovina. Il Ducato di Parma si prepara ad invadere l’Albania.
Questa è la storia di un grande intrigo internazionale, finito nel nulla.
Motore di tutto è un certo Giovanni Renesi, “grosso più che piccolo, magro, dalla barba nera e carnagione pallida”, che più di tutto desidera fomentare ribellioni nei Balcani contro i Turchi.
Renesi ha buone conoscenze in diverse città sul lato orientale dell’Adriatico e conosce l’insofferenza con cui la gente di là vive il dominio ottomano. Così inizia a girare diverse corti d’Italia in cerca di signori disposti a sostenere una rivoluzione.
Nel 1607 propone l’impresa ai Savoia, che gli dicono di sì ma poi non fanno nulla. Nel 1609 ci riprova col duca di Mantova. E ora tocca al duca di Parma.
Renesi giunge a Parma per la prima volta nei giorni immediatamente successivi alla Pasqua del 1614, con buone lettere di presentazione. In Pilotta, spiega a Ranuccio che la corona d’Albania è a portata di mano. Lui ascolta, non si impegna, ma gli affida una lettera da portare in Serbia.
Poche settimane più tardi, il 25 giugno, Renesi è tornato nei Balcani e organizza un’assemblea di persone importanti per avviare il piano. L’incontro si tiene a Koci, in Montenegro. Sono della partita anche il voivoda Grdan (che governa l’Erzegovina) e il patriarca Jovan III, primate della Chiesa ortodossa serba. Se Ranuccio porta un esercito, molte città si ribelleranno e cacciato gli ottomani, sarà lui il nuovo re.
Ranuccio ci crede. Informa il papa e il re di Spagna. Nel 1616 affitta una nave per mandare uomini di sua fiducia sul posto a trattare con i governanti, compreso un certo Pietro Tomasi, o frate Andrea, francescano nato in Bosnia, come interprete. Imbarca anche un ingegnere col compito di annotare posizione e stato delle fortezze da conquistare.
Per prendere l’Albania, occorrono 12.000 uomini ben attrezzati e qualche nave. I locali garantiscono che al loro arrivo, i parmigiani saranno accolti nelle roccaforti di Scutari e di Castelnuovo, le due maggiori, dove le ribellioni non possono fallire.
Una sola cosa rallenta l’azione: cosa succederà in Italia, se l’impresa riesce? Non si può rischiare l’azione, senza prima l’avvallo delle maggiori potenze in Europa. E poi, Parma può da sola reggere l’intera impresa?
Ranuccio decide di non muoversi finché non avrà ottenuto l’assenso e l’appoggio di Filippo III. Ma là a Madrid di guerre ne hanno già in abbondanza. Dopo un lungo tergiversare, il progetto cade nell’oblio. Non sono più i tempi di Lepanto. Di guerre contro Costantinopoli se ne parlerà solo fra un paio di decenni, quando ad attaccare non saranno gli europei, ma il sultano.