Cultura & Società,  Epoca Moderna

2.4.1673. Il crocifisso di Michelangelo

2 aprile 1673 – A Parma è arrivata un’opera di Michelangelo. È un crocifisso di avorio, uno dei pezzi più preziosi delle raccolte di Palazzo Farnese a Roma, che il duca Ranuccio II ha ordinato di trasportare in Pilotta.

Il giorno precedente, un certo Muzio Pusterla è tornato da Roma con una collezione intera di oggetti d’arte e preziosi. Ha caricato ben dieci asini per portare tutta quella roba. Oggi, dopo la messa cantata in cattedrale, presieduta dal vescovo Carlo Nembrini, si è potuto finalmente vedere il crocifisso. Così l’evento è registrato nella cronaca di Orazio Bevilacqua, un infermiere di corte (“barbiere”) che ama scrivere:

Oggi si è aperto la scatola dove era dentro il Cristo da volio [d’avorio] fato da Michel’Angiello Buona ruta, cossi astimato per tutto il mondo”; i Farnese “il tenevano in Roma in Pallazo Farnese e l’a fato portare da un Pedone a Parma”.

Questo crocifisso era già registrato fra i beni del palazzo romano nel 1570, in proprietà al bisnonno di Ranuccio, il condottiero Alessandro Farnese. E andando più indietro nel tempo, sono noti i rapporti fra Michelangelo e un altro Alessandro Farnese, papa Paolo III, bisnonno del precedente. È Paolo III che commissiona il Giudizio Universale, la piazza del Campidoglio, le mura vaticane, due affreschi nella Cappella Paolina.

Ma Paolo III chiese a Michelangelo anche opere minori. A Brugnato, in provincia di La Spezia, è conservato proprio un crocifisso d’avorio attribuito a Michelangelo, che fu originariamente donato dal papa Farnese alla famiglia Federici di Sestri Levante.

Un altro crocifisso in avorio attribuito a Michelangelo è oggi nell’Abbazia di Montserrat, sui monti della Catalogna, di incerta origine.

Un testo del 1804, opera di Pietro degli Onofri, un Gesuita cui era stata levata la tonaca, descrive un altro crocifisso d’avorio di Michelangelo conservato a Napoli. Secondo Degli Onofri, per quasi 200 anni questa piccola croce eburnea era stata nella cappella privata del generale dei Gesuiti a Roma, donata a Diego Lainez, successore di Ignazio da Loyola, da un papa, forse Pio IV; di certo Lainez collaborò a lungo anche con Paolo III.

Insomma, non ci sarebbe nulla di strano se il Farnese avesse fatto fare alcuni crocifissi al genio dello scalpello e ne avesse tenuto uno per sé. O meglio, un solo crocifisso, conservato nel proprio palazzo, dal quale trarre poi delle copie.

Che caratteristiche potrebbe avere questo prezioso oggetto d’arte e di devozione? Non esiste descrizione del crocifisso giunto a Parma in questo 1673; accontentiamoci dell’esposizione che fa Degli Onofri di quello di Napoli, che come tutti i lavori di Michelangelo, è una perfetta riproduzione anatomica:

Vedesi, è ver, l’uom nudo, e tutta scorgesi la proporzion delle membra, ma il corpo così ben ricercato di muscoli, di vene, di nervi, di tendini, e l’ossatura tutta non figuran un uom veramente spirante? L’aria del volto dolorosissima, gli occhi son convulsi: i capelli come sono sottilmente piumosi, e sfilati! La concordanza delle giunture, delle braccia de’ polsi, de’ fianchi, delle gambe, come incanta!”.

Che fine ha fatto la croce eburnea giunta a Parma? Ripartirà dopo un secolo e poco più, nel 1788, quando il duca Carlo I spoglia la Pilotta per portare tutte le collezioni a Napoli. Il museo di Capodimonte, attualmente conserva ben due crocefissi in avorio provenienti dalla collezione Farnese: probabilmente è di uno di questi che si è parlato fin qui. Solo che oggi vengono attribuiti entrambi all’ambito del Giambologna, che opera a cavallo di ’500 e ’600. Chissà se abbiamo ragione nel 2024 o se ce l’avevano nel 1673.

Uno dei crocefissi in avorio della collezione Farnese, oggi a Capodimonte
Uno dei crocefissi in avorio della collezione Farnese, oggi a Capodimonte
Uno dei crocefissi in avorio della collezione Farnese, oggi a Capodimonte
Uno dei crocefissi in avorio della collezione Farnese, oggi a Capodimonte
Il crocefisso in avorio di Brugnato di La Spezia attribuito a Michelangelo
Stampa con rappresentato un crocefisso in avorio attribuito a Michelangelo, da Relazione istorica del raro crocefisso di avorio che si venera in Napoli di Pietro Degli Onofri, 1804
Stampa con rappresentato un crocefisso in avorio attribuito a Michelangelo, da Relazione istorica del raro crocefisso di avorio che si venera in Napoli di Pietro Degli Onofri, 1804

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