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3.1.1512. La folgore d’Italia si mette in marcia

3 gennaio 1512 – A Parma Gaston de Foix-Nemours, nipote di Luigi XII, abilissimo generale di 24 anni, prepara la sua campagna d’Italia.

La città emiliana è diventata il quartier generale della guerra lampo che sta per scatenare contro il papa e i suoi potenti alleati.

La folgore d’Italia”, così è soprannominato questo antesignano di Napoleone, per la rapidità delle sue conquiste. Ma proprio per il troppo impeto, pur senza mai perdere, Gaston non riuscirà a realizzare nulla di quel che ha progettato.

A testimoniare la presenza a Parma della promessa di Francia sono le lettere che spedisce alla cugina Isabella d’Este, reggente di Mantova, doppiogiochista che lo favorisce sempre. Gaston si dedica anzitutto proprio a raccogliere informazioni sulle forze in campo. Poi, l’8 gennaio, dà l’ordine di radunare nella campagna di Parma “cibaria omnia, vinum et bladum equorum”: ogni cibo, vino e biada dei cavalli disponibili.

Dal 1500, a Parma tocca l’onere di ospitare e mantenere un decimo delle forze francesi in Italia. È una delle basi francesi nella campagna del 1510, quando al posto di Gaston a capo dell’esercito era Carlo d’Amboise, ma allora i soldati erano stati dispersi in tre sedi, anche Arezzo e Ferrara. Ora il Foix concentra quante più forze a Parma per sfondare il più rapidamente possibile.

Per capire il contesto, occorre riassumere l’andamento di quella che pare una partita di Risiko con in palio l’Italia.

All’inizio del secolo, Venezia allarga i suoi domini in terraferma alla Romagna e al Friuli. La forza della Serenissima spaventa le potenze europee e a fine 1508 Francia, Germania e Spagna si alleano per sgominarla. La lega è promossa da papa Giulio II, che vuole siano restituiti alla Chiesa i possedimenti romagnoli. Il primo a scendere in campo, nel 1509, è l’esercito di Luigi XII di Francia, che già dal 1499 controlla Milano – e con lei anche Parma –. Da qui nel 1509 muovono i francesi puntando verso Venezia. Ma presto la situazione si rovescia: Luigi sembra così forte da spaventare tutti gli altri contendenti. Così, nell’ottobre 1511, le alleanze si ribaltano. Sempre il papa promuove una nuova lega, che chiama Santa: improvvisamente, spagnoli e tedeschi passano dalla parte di Venezia, tutti contro la Francia. È allora che re Luigi manda a Parma suo nipote, con l’ambizioso progetto di prendere l’intera penisola, catturare e deporre il papa e poi arrivare fino a Napoli.

Gaston de Foix lascia Parma a fine gennaio. Per strade secondarie, in mezzo alle paludi, arriva a Bologna il 5 febbraio, dove entra senza essere visto dai nemici perché coperto da una bufera di neve. Il 18 febbraio è a Brescia, che conquista dopo un’accanita battaglia, lasciando liberi i suoi di saccheggiare la città, fra furti, incendi e stupri. L’11 aprile, giorno di Pasqua, combatte una battaglia in capo aperto contro spagnoli e papalini. I francesi sono nettamente più forti: più numerosi e con cannoni più precisi – quelli di Ferrara –, stravincono. Sul campo restano almeno 18.000 morti.

Sgominata la Lega Santa, nulla può più fermare la marcia francese su Roma e l’Italia. Ma per un eccesso di zelo, Gaston muore a vittoria già certa. Dicono che quella di Ravenna sia l’ultima battaglia delle gloriose cavallerie medievali, perché su questo campo le nuove armi, quelle da fuoco (anche se ci sono 64 pezzi d’artiglieria in tutto), mostrano una netta superiorità. Nonostante ciò, i francesi non rinunciano a lanciare la loro cavalleria: 1.500 cavalieri francesi contro 1.300 cavalieri spagnoli. La maggior parte di loro cade per i proiettili di un fuoco incrociato. Gli spagnoli arretrano. Gaston ordina un ultimo assalto, ormai inutile, e viene trafitto. Una morte da leggenda: c’è chi dice venga crivellato dall’artiglieria, chi caduto da solo dal cavallo, chi colpito dalla picca di un fante; il corpo è ritrovato pieno di ferite, per alcuni sono 18, per altri ben cento, di cui quindici al viso.

Senza il comandante, pur vittoriosi, i francesi vanno nel panico, si disperdono, perdono tutti i territori conquistati, anche Parma. Vittoria di Gaston de Foix, vittoria di Pirro.

Parma, abbandonata da chi la occupa da 12 anni, entra a far parte dei domini della Chiesa. Giulio II la rivendica assieme a Piacenza sostenendo che già faceva parte dell’Esarcato di Ravenna sette secoli e mezzo prima. I pontifici ne prendono possesso il 5 settembre 1512, a meno di nove mesi dalla partenza di Gaston.

Gaston de Foix, monumento funebre (dettaglio), Agostino "Bambaia" Busti, 1515-1522, Milano.
Gaston de Foix, monumento funebre (dettaglio), Agostino “Bambaia” Busti, 1515-1522, Milano.

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