29.11.1946. Migrante clandestino frodato sulle Alpi
29 novembre 1946 – In Val di Susa, la polizia arresta due persone coinvolte nel traffico della migrazione clandestina. Un oste e una guida sono stati identificati dopo la confessione di un uomo che ha cercato di passare illegalmente dall’Italia alla Francia.
Capita anche negli anni Duemila, che sui sentieri di montagna passino persone senza documenti, che hanno abbandonato casa e affetti in cerca di lavoro. Nel XXI secolo sono persone giunte da Africa o Asia. Nel 1946 i migranti sono gli italiani, che cercano di sfuggire alla miseria del dopoguerra.
Il 24 novembre 1946, giunge a Susa il giovane Umberto Vinci, di Fontevivo, 24 anni. Ha lasciato il parmense per sfuggire alla fame. Da decenni centinaia, migliaia di parmensi partono per i quattro angoli del globo per lo stesso motivo.
Entra in una taverna e chiede al gestore come può superare il confine senza che nessuno se ne accorga. Quindicimila lire! Chiede il taverniere. La tariffa per farsi accompagnare a un passo non sorvegliato. Ma il nostro non ha un soldo. Apri la valigia, allora! Dentro ci sono pochi abiti, gli stivali, l’unica cosa bella è una sciarpa di seta, dono e ricordo di chissà chi. Il ristoratore chiama un amico, una guida. In cambio di tutto quello che sta nella valigia, questo lo condurrà lungo una via sicura. Umberto Vinci può solo accettare.
Per arrivare a Susa, il giovane di Fontevivo ha viaggiato in treno, sul cassone di un camion e poi ha camminato. Proprio come tanti migrandi del Duemila. E alle undici di sera del 24 novembre il cammino riprende.
La guida lo porta verso il colle Clapier. Fa molto freddo e il nostro non ha granchè indosso. Avanzano per qualche ora, poi la guida si ferma. Da qui devi andare avanti da solo! Ma non vedo il sentiero… Accompagnatemi ancora un poco… Niente da fare, Umberto Vinci si trova solo, al buio, intirizzito.
In tasca ha qualche fiammifero, che accende: l’illusione di una torcia. Continua, continua, continua per ore, fino al mattino, fino a quando non incappa in una pattuglia di carabinieri nella zona del Moncenisio. Ha girato in tondo, è ritornato indietro. Ma come gli spiegano i militari, già così deve ringraziare il cielo, che già è tanto che non sia precipitato giù per un dirupo.
I carabinieri lo accompagnano in paese e lo ristorano, povero giovane. Lui racconta tutta la sua storia. Da qui la denuncia contro la guida e l’oste, i due che gli hanno levato tutti i miseri averi per poi abbandonarlo sulle montagne.