Cultura & Società,  Età contemporanea

18.4.1911. Bambini alcolisti

18 aprile 1911 – Il dottor Alfredo Frassi, attivissimo studioso dei problemi di igiene a Parma, ufficiale sanitario municipale, pubblica una relazione choc sull’alcolismo.

In questo 1911, parmigiani bevono mediamente 232 litri di vino a testa all’anno, due litri ogni tre giorni, senza contare i liquori. Molto più che nella maggior parte delle altre città italiane: Milano 141 litri pro capite, Pisa 146, Ravenna 163, Torino 168, Firenze 170.

Ma ciò che allarma il ricercatore, in questi anni di affermazione della medicina preventiva, è la diffusione dell’alcolismo fra i bambini.

Su 3.318 bambini che vanno alle elementari, solo 344 si dichiarano astemi. Sono 2.794 i bambini che bevono vino a pasto e 1.095 anche fuori pasto. In 533 raccontano di essersi ubriacati una sola volta, mentre altri 173 più volte. Le massime concentrazioni di bevitori sono nelle due scuole dell’Oltretorrente, la Cocconi e la Cavallotti.

Fra quelli che si ubriacano una sola volta prevalgono le bambine perché meno tolleranti in genere per le quantità anche modeste di alcool, ma fra i maschi prevalsero quelli recidivi, quelli che vogliono imitare i genitori o i fratelli maggiori, che vogliono assuefarsi, diventare uomini; e sono spesso incoraggiati dai genitori in sì nobile aspirazione!”, denuncia Frassi nella sua relazione.

Il fatto è che il vino a inizio Novecento è considerato un alimento indispensabile, salutare. A fine Ottocento, parte della paga di chi faceva lavori di fatica era corrisposta in vino. È “pregiudizio assai comune che il vino sia un ricostituente, che faccia il sangue, che i liquori siano un alimento di risparmio, che stimoli l’intelligenza, che combatte il freddo svolgendo calore”, osserva sempre il solito medico, per chiarire che queste cose non sono vere.

La rilevazione di questa primavera 1911 porterà alla stampa e diffusione di opuscoli ad uso degli scolari e delle loro famiglie ed insegnanti, che ammoniscono dall’uso e abuso di vino.

Ma la campagna di sensibilizzazione non ha successo.

Lo studio sul consumo di vino fra i bambini di Parma verrà ripetuto nel 1924. Presentata alla fine del mese di agosto e redatta dal medico scolastico Ugo Saltini, la nuova indagine registra solo un lievissimo miglioramento sul fronte dell’alcolismo.

Nel 1924 i bambini delle elementari astemi sono giusto 690 su 4.354. I “bevitori abituali” sono 2.398 e quelli “occasionali” 1.266. Lo studio si allarga al consumo di liquori: a ben 1.393 bambini di Parma capita di berne. Quelli che dicono di ubriacarsi ogni tanto sono in 214. Delle cinque elementari attive in città nel 1924, la scuola Felice Cavallotti si conferma la più frequentata da bevitori di alcol.

Divulgando questi dati, il direttore delle scuole comunali Pietro Marchetti cerca di ridimensionarne il significato. Si dilunga sul fatto che la maggior parte dei bambini beva vino allungato con l’acqua, e questo è sufficiente per eliminare le conseguenze negative dell’alcol. Insiste nel collegare i baby alcolisti con il lavoro operaio dei genitori. E alla nuova ricerca non segue alcuna particolare iniziativa educatrice.

I bambini di Parma continueranno a bere vino per un’altra generazione.

Bambina che si versa il vino, da una cartolina francese del primo Novecento, con questa didascalia: "C'est bien plus récréatif / Et gran-papa verra comme / Son petit-fils est un homme, / Puisqu'il prend l'apéritif!"
Bambino che si versa il vino, da una cartolina francese del primo Novecento, con questa didascalia: “C’est bien plus récréatif / Et gran-papa verra comme / Son petit-fils est un homme, / Puisqu’il prend l’apéritif!

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Succede il 18 di aprile:

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