Età contemporanea,  Scienza & Tecnica

18.4.1841. Il geniale Enrico Fanti e l’allarme sul colera

18 aprile 1841 – Muore a soli 35 anni di età il geniale medico Enrico Fanti, cui Parma deve tanto. Fu lui, con un anticipo che non ebbero altri Stati italici, a mettere sull’avviso autorità e specialisti dell’imminente pericolo di una nuova malattia, il colera, dando così tempo ai parmigiani di prepararsi ad affrontarla.

Fanti è uomo di mille passioni. Pittore, poeta, poliglotta. Proprio il cavarsela in un gran numero di lingue, gli permette un giorno di partire per la lontanissima Polonia, dove lavora come medico e chirurgo ordinatore a Cracovia, Kielce e in diversi ospedali militari di Varsavia.

È qui che, prima di qualsiasi altro suo connazionale, conosce il cholera-morbus, la malattia che perseguiterà l’Europa intera per tutto l’Ottocento. Dalla Russia è entrata in Polonia nell’aprile 1831 e nel giro di cinque anni arriverà anche in Italia.

La novità crea il caos. Cos’è la nuova malattia? Come si propaga? Come si cura?

Dopo un anno di lavoro sul campo, il medico Enrico Fanti manda a Parma una corposa relazione sul nuovo male, che analizza con sorprendente modernità. Criticando una serie di ipotesi alternative (contagi attraverso l’aria, o dai morti, o effetto di condizioni atmosferiche) chiarisce che la diffusione del morbo avviene dal contatto fra infetti. Da qui la convinzione che vada anzitutto prevenuto, con “cordoni sanitari”, evitando assembramenti e con l’igiene.

In un libretto stampato a Parma nel 1833, Fanti mette tutti sull’avviso:

La parte più importante è affidata all’Igiene, ed è soltanto della potestà de’ Governi il praticarne i mezzi, quando penetrati dalla vera cagione del morbo, non abbiamo a risparmiar misure e sforzi a preservare dal più grave sterminio un’intera società”.

Può sembrare che quel che scrive Fanti sia semplice, banale, ovvio. Ma nella prima metà del XIX secolo, si tratta di affermazioni innovative, di notevole lungimiranza.

Anche nella cura che il nostro medico suggerisce c’è una parte innovativa.

Fedele alle concezione della Medicina del tempo, suggerisce anzitutto interventi “antiflogistici” all’insorgere della malattia: “locali sanguigne sottrazioni”, cioè un classicissimo salasso. Ma subito dopo, poiché il colera mette i malati in uno stato di gravissima prostrazione, secondo Fanti servono anche – all’opposto – “veri eccitatori delle forze vitali”: “l’alcoole, gli eteri, l’ammoniaca, il vino, buona parte degli olii, e delle acque aromatiche, la canfora, il laudano ecc.” e poi “bagni vaporosi e caldi” e frizioni del corpo. È la pratica che gli ha dimostrato che questi ricostituenti del primo Ottocento riescono efficaci. Dar credito ai risultati clinici invece che seguire un principio generale astratto è una visione davvero avanti.

Tanto avanti che non pochi colleghi ascoltano con sospetto le sue posizioni. Ancora in questo 18 aprile 1841, scrivendo il suo necrologio, uno di loro non riesce a far a meno di annotare che il suo libro andrebbe in parte riformato.

Quando dunque, nel 1836, il colera arriva ad uccidere anche a Parma è pronta. Fanti dovrebbe dirigere lo “Spedale dei cholerosi” della città, ma dopo qualche indecisione, gli viene preferito un medico più anziano e a lui si affida solo il Mendicomio di Borgo San Donnino, dove si rinchiudono i poveri, quasi a dire: che le sperimenti su quei derelitti, le sue osservazioni e le sue cure, il giovane Fanti.

Ma non importa. Ciò che conta è che già da cinque anni le autorità sanitarie di Parma sanno del colera, della sia natura e della sua gravità, avvisati proprio da lui, da Fanti. E la prima ondata dell’epidemia passa lasciandosi dietro meno morti che in molte altre città.

Il 18 aprile 1841, Fanti muore di tisi tubercolare cronica.

frontespizio del libro di Enrico Fanti dedicato al colera
Frontespizio del libro di Enrico Fanti dedicato al colera

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.