22.11.1383. Parma hub della lana nel commercio medievale
22 novembre 1383 – Moretto da Castagneto, commerciante di stoffe parmigiano, scrive ad un suo collega di Pisa, Francesco di Marco, per fare il punto su una serie di affari in corso. Ricorda i suoi crediti e chiede di saldarli, se la merce già consegnata è stata apprezzata. Afferma di accettare a sua volta la lana già spedita verso Parma e garantisce di pagarla a Parma o in qualsiasi città toscana o lombarda, secondo la comodità di Francesco. Informa l’amico di aver mandato Gerardo Bertolini a riscuotere 51 fiorini d’oro a Firenze, con l’ordine di portarli poi a Pisa, domandando a Francesco di tenerli per lui.
La lettera di questo 22 novembre è un esempio dei frequenti scambi commerciali che per tutto il Trecento intercorrono fra Parma e Pisa, città economicamente molto legate nel Medioevo, per la loro posizione ai piedi del tratto Appenninico della via Francigena, che è percorso per pellegrini, ma anche per le merci.
Pisa vende a Parma la lana. Ma è soprattutto Parma ad esportare verso Pisa. Parma vende a Pisa principalmente stoffe, le proprie – che costano fra i 13 e i 16 fiorini alla pezza; 9-10 fiorini le pezze piccole –, ma anche quelle fabbricate a Verona e a Milano, di maggior qualità. I parmigiani, non solo producono stoffa, ma anche la mercanteggiano, facendo da collettore fra laboratori di tutta la pianura Padana. E poi vende acciaio e formaggio, il Parmigiano che è già assai apprezzato.
Sempre in virtù della sua posizione, Parma nel Trecento è anche un nodo logistico. Vanta i migliori muli a nord dell’Appennino. Le merci che partono da Parma sono legate sui basti in balle, sacche, cavagne, fascie e fardelli, a seconda del contenuto e del peso. I mulattieri a volte cambiano a Berceto, altre volte a Pontremoli. Le merci possono giungere a dorso d’animale fino a Pisa, ma anche fermarsi a La Spezia e compiere l’ultimo tratto di strada su acqua, che la nave costa meno del mulo.
Nonostante le frequenti epidemie e carestie, anche nel Trecento il commercio è vitale.