28.5.1167. Aicardo e l’igiene pubblica nel Medioevo
28 maggio 1167 – Il vescovo Aicardo da Cornazzano deve risolvere un problema di igiene pubblica. C’è un terreno che sta accanto alle mura della città, nel tratto vicino alla chiesa di Santa Maria (che oggi chiamiamo Duomo), dove scorre un canale, dove tutti i cittadini buttano i rifiuti e i liquami. La gente viene e getta il rudo – come si dice a Parma – oltre le mura. Oppure direttamente dentro l’acqua del canale.
Questa piccola questione richiama al tempo in cui Parma è piena di canali. Così è stato per tutto il Medioevo e per l’Epoca Moderna. I canali accompagnano le principali strade, oltre che alcuni tratti delle mura. Canali necessari per prendere acqua, per lavare, per scaricare gli scoli. Canali che uno alla volta sono stati interrati o semplicemente soppressi, riempiti di terra.
Ora, quel terreno accanto alle mura, dove ci sono anche due postierle (passaggi solo per i pedoni) appartiene ai canonici di Santa Maria, che lì presso hanno la loro casa ed il loro forno. Ma la gente dice che è di tutti, perché è da sempre una discarica. Chi ha ragione?
Il giudizio del vescovo, che in questo 1167 è pure governatore e giudice della città, è salomonico: il terreno è e resta dei preti, che possono farci quel che vogliono, anche costruirci, se lo ritengono utile. Non invece il canale, dove i parmigiani potranno continuare a buttare i rifiuti. E chi pulisce? Se il prato è dei canonici, tenerlo pulito è un loro dovere, e così anche il canale. La gente butta, i preti puliranno.