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28.4.1848. Oro per la patria! Tre volte in cento anni

28 aprile 1848 – Inizia la prima raccolta dell’oro per la patria. In marzo è scoppiata la Prima guerra d’indipendenza, fra Piemonte ed Austria. A Parma, come in diversi altri Stati italici, molte persone desiderano sostenere il regno dei Savoia nello sforzo bellico e donano denaro e gioielli.

Quando si parla di raccolta dell’oro, il pensiero corre subito alla dittatura fascista. Ma ci sono state altre due raccolte precedenti, che a Parma suscitano ampia partecipazione.

L’oro del 1848

Questa del 1848 è la prima. A metà maggio, la Gazzetta di Parma pubblica un supplemento sulla guerra con 11 pagine di nomi di offerenti. In tutto la colletta frutta 52.500 lire e un gran numero di oggetti d’oro, per lo più monili.

La raccolta è spontanea, nessuno ha sollecitato le donazioni, che pure sono arrivate copiose. Nella lista dei donatori figurano molti nomi noti. L’incisore Paolo Toschi offre 170 lire. Il vescovo Giovanni Neuschel 165 lire. Lo storico Angelo Pezzana 38 lire. Achille Paganini, figlio del celebre Niccolò, dona tre pistole, “due corte e una lunga”. Il pittore Stanislao Campana 5,70 lire. Giuditta Sidoli e le figlie, gioielli con turchesi del valore di 2.500 lire. Michele Lopez, direttore del Museo di Antichità, 114 lire, e sua moglie Marianna una croce e pendenti d’oro con topazi. L’Ordine costantiniano di San Giorgio mille lire, l’offerta in denaro più elevata.

L’oro del 1917

La seconda raccolta dell’oro per la patria coincide con la Prima guerra mondiale. Siamo nel 1917, la gran parte della popolazione maschile è o è già stata in trincea. In tutta Europa, l’industria bellica divora ogni tipo di risorsa. Così, lo Stato arriva a chiedere ai cittadini di donare i propri beni di valore, oro anzitutto, unica merce di scambio per le importazioni dall’estero.

A Parma, la raccolta inizia nella seconda metà di marzo, organizzata dal Comitato femminile, che aspetta donazioni nella sede in via Dante. A ciascun offerente è assegnata una medaglietta di benemerenza in vil metallo. Entro la metà di maggio, sono raccolti ed inviati al governo oltre 5 chilogrammi d’oro.

Le donazioni constano soprattutto di gioielli, bottoni e catenine. La marchesa Beatrice Pallavicino regala la medaglia dell’Esposizione di Milano del 1881. La principessa Emilia Carrega offre da sola 424 grammi d’oro fra monete, medaglie e gioielli. Ci sono collette fra gli studenti: la Reale Scuola tecnica racimola 341 grammi del prezioso metallo biondo.

L’oro del 1935

E così, le raccolte del 1848 e del 1917 riescono da modelli per la più nota delle raccolte d’oro per la patria, quella di Mussolini del 1935.

Già dal 1932 la Banca d’Italia si offre di acquistare oro da privati per le necessità della bilancia dei pagamento esteri. La questione diventa impellente tre anni dopo, quando l’Italia viene assoggettata a sanzioni internazionali per la sua aggressione all’Etiopia.

A Parma, è l’agricoltore Giuseppe Brunelli di Salsomaggiore il primo a donare oro al Paese, ancor prima che il duce lo chieda. Suo figlio combatte in camicia nera in “Africa orientale”, e Brunelli desidera far qualcosa di concreto per aiutarlo. Così, a sostegno della guerra coloniale, nell’ottobre 1835 regala tre medaglie d’oro: quella della Battaglia del grano, una della raffineria degli zuccheri e un’altra della Società cremonese.

La raccolta ufficiale parte il mese dopo. A Parma è gestita dai Fasci femminili, che annunciano la campagna dell’oro il 18 novembre. Si sollecita anzitutto la consegna delle fedi nuziali d’oro; in cambio si offrono vere di ferro o ottone, benedette in cattedrale dal vescovo Evasio Colli il 5 dicembre.

Secondo le cifre delle autorità, che hanno certo interesse a gonfiare i numeri, a Parma sono raccolte 5.000 fedi d’oro e d’argento e altre 20.000 in provincia. Prima di portarle a Roma, vengono simbolicamente raggruppate all’interno dell’elmo di Alessandro Farnese, tolto dal suo sarcofago alla Steccata.

Gli oggetti d’oro raccolti sono però anche altri. Il vescovo di Fidenza Mario Vianello regala un anello episcopale. Il vescovo di Parma Evasio Colli una collana episcopale. Il tennista Alberto del Bono le coppe dei tornei vinti in tutto il mondo. La famiglia Bottego le medaglie a suo tempo conferite a Vittorio esploratore. Per implementare la raccolta, il Monte dei pegni di Parma si impegna ad acquistare gli oggetti d’oro già impegnati per poi donarli alla patria.

Nella primavera del 1936, a Parma la raccolta raggiunge i 375 kg d’oro e 1.200 kg d’argento. Altre offerte ci sono anche nel 1937 e 1938, ma sempre più rade ed esigue. Da allora, ciascuno si tiene il suo.

Anello in ottone consegnato a chi donava la vera d'oro nel 1935
Anello in ottone consegnato a chi donava la vera d’oro nel 1935

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