3.6.1254. Una moneta per il mercato unico lombardo
3 giugno 1254 – A Brescia, i rappresentanti di sette città di riuniscono per introdurre una moneta comune per tutti i loro territori. Nasce una sorta di mercato unico lombardo.
Fra le sette città c’è anche Parma, rappresentata all’incontro che dà formalmente il via all’operazione dai nunzi Ugone Vecchi e Pagano Gatti. Gli altri Comuni che aderiscono alla moneta unica sono Piacenza, Cremona, Brescia, Bergamo, Pavia e Tortona.
Lo scopo dell’iniziativa è favorire i commerci, sgravando chi compra e chi vende dagli inevitabili oneri che richiede un continuo cambio di valuta. Proprio come sarà con l’uce, l’ecu e infine l’euro, su una scala decisamente maggiore, settecento anni più avanti.
Un accordo simile fra città lombarde era stato già tentato nel 1251, ma senza Parma, che al principio del secolo aveva invece cercato di costruire una moneta comune con Bologna e Ferrara, che però si erano tirate indietro.
Nel concordato del 1254 è deciso che le zecche delle città aderenti dovranno battere monete della stessa qualità e peso. Si faranno grossi da quattro imperiali, in lega d’argento, che pesano circa 1,2 grammi; poi i mezzani scodellati, che valgono mezzo imperiale e pesano mezzo grammo; e le medaglie piane, che pesano 0,3 grammi e valgono un quarto di imperiale. I rappresentanti dei municipi riuniti a Brescia, stabiliscono che tutte queste monete avranno impressa una stella a sei punte sia sul dritto che sul retro.
La moneta comune padana del XIII secolo, però, ha vita breve. Causa l’inflazione e i problemi di bilancio delle città italiane, grossi, mezzani e medaglie si svalutano rapidamente, nel senso che chi governa, in barba agli accordi, ordina di coniare monete di qualità sempre inferiore. A Parma, entro il 1266 il podestà Giberto da Gente ordina due volte la svalutazione della moneta, calandone il peso e la percentuale di argento, con conseguenze non certo favorevoli per chi pratica il commercio.