9.10.1221. Salimbene, il frate che ci racconta il Duecento
9 ottobre 1221 – In una casa accanto al cantiere dove si sta costruendo il Battistero di Parma, nasce Adam Ognibene, poi noto come Salimbene de Adam, frate francescano che viaggiò a lungo fra Italia e Francia e che scrisse una cronaca che è fra le più belle sopravvissute ai secoli.
Salimbene diventa frate a 17 anni. Il padre tutto vorrebbe tranne che Adam prenda i voti. Per riportarlo a casa, ottiene perfino una lettera dell’imperatore Federico II rivolta al superiore dei francescani, dove si domanda di restituirlo alla famiglia. Ma frate Elia, che sta organizzando l’ordine, la ignora. Il giovane Ognibene è molto contento: anche se è costretto a rinunciare ai privilegi del suo rango, a tavole raffinate, a tornei in armatura e ragazze, la vita che ha scelto gli permette di vedere da vicino il mondo e la Storia, che racconterà in un profluvio di pagine in pergamena.
Il giovane Salimbene viaggia per la Toscana. A Pisa conosce l’imperatore. Si sposta a Lione, dove papa Innocenzo IV gli dà il permesso di predicare. Ad Auxerre è ricevuto dal re di Francia Luigi IX (poi san Luigi). Si sposta in Provenza, poi a Genova dove è ordinato sacerdote, e di nuovo ad Avignone e a Lione. Ripassa da Parma proprio al tempo dell’assedio e della battaglia di Vittoria. In pochi possono vantare una vita così ricca di incontri e di esperienze.
Nel 1249, finalmente si ferma, nel convento francescano di Ferrara. E allora ha tempo di ripensare a tutto ciò che ha visto, alle persone che ha incontrato nei viaggi e alle molte storie che gli hanno raccontato, e decide di scriverle. È il primo nucleo della futura Cronica, lavoro che proseguirà per tutta la vita, aggiungendo sempre nuovo materiale, perché, attorno al 1258, Salimbene riprende a viaggiare, con soggiorni in molte città della Romagna e dell’Umbria, apprendendo sempre nuove cose degne di narrazione, fino alla morte nel 1289.
Così presenta il suo lavoro:
“Io, nello scrivere le diverse cronache ho usato uno stile semplice e intelligibile […]; né mi curai dell’ornato delle parole, ma piuttosto di scrivere la storia secondo verità […]. E siamo ora nell’anno 1284 e ancora non ho smesso di lavorare attorno a molte altre cronache che, secondo il mio giudizio, sono ottime, dalle quali ho espunto le cose superflue o false o contraddittorie e certi abusi”.