Economia,  Età contemporanea

11.12.1947. La marcia dei 500 braccianti agricoli

11 dicembre 1947 – Cinquecento uomini, tutti braccianti, spesati e disoccupati agricoli, marciano verso le terre incolte lungo gli argini del Po, nel comune di Mezzani, per occuparle.

Dal 1946, il Partito comunista ha ripreso a gridare lo slogan “la terra ai contadini” (che pare sia stato coniato negli anni Dieci da Guido Miglioli, laureato in Legge a Parma). La disoccupazione e i bassi compensi concessi ai lavoranti delle campagne convincono masse di contadini a muoversi per prendersi i campi là dove nessuno li utilizza.

I 500 arrivano a Mezzani attorno alle 11 del mattino, proseguono fino a ridosso degli argini e al loro interno, e iniziano a piantare picchetti.

Nei giorni successivi, il movimento prosegue con numeri sempre maggiori. Gli agricoltori prendono possesso di altre terre rivierasche a Roccabianca, Sissa, Colorno, Zibello e Polesine. Un gruppo si spinge verso la città e fa lo stesso con le aree che intorno a Baganzola erano utilizzate come aeroporto.

Le terre occupate sono tutte del demanio, aree pubbliche. Gli occupanti non rubano nulla a nessuno.

I coltivatori sono molto ben organizzati. Li guidano i leader di sindacati e cooperative. I terreni occupati vengono divisi in parti uguali e assegnati a gruppi di braccianti, che iniziano subito a dissodare.

Fenomeni simili si registrano fra 1946 e 1947 in diverse aree d’Italia. Ci sono casi che sfociano nello scontro; il peggiore di tutti è la famosa strage di Portella della Ginestra, in Sicilia: durante la festa del 1° maggio del 1947, il bandito Giuliano spara sui contadini che avevano invaso i latifondi, causando 14 morti.

A Parma, invece, tutto fila liscio. Piccoli proprietari e mezzadri solidarizzano con gli occupanti e le forze politiche cercano subito un accordo favorevole ai contadini.

Il 19 dicembre, a soli otto giorni dall’avvio del movimento, presso la Prefettura di Parma viene siglata un’intesa che riconosce le ragioni degli occupanti. Sono presenti Federterra, la Camera del lavoro, la Federazione delle cooperative, l’Associazione agricoltori, i frontisti agricoli del Po, i coltivatori diretti, oltre alla sezione per il Po del Genio civile e alle forze dell’ordine. I terreni per cui è già prevista l’assegnazione resteranno agli occupanti e per gli altri si esaminerà caso per caso, facendo il possibile per assegnare legalmente pure questi, la manutenzione degli argini sarà assegnata alla cooperativa dei braccianti e nei diversi Comuni interessati nasceranno commissioni per favorire l’insediamento degli occupanti.

Vittoria su tutta la linea, per i 500 dell’11 dicembre.

La questione agricola diventerà presto argomento di dibattito anche in Parlamento e nel 1950 verrà approvata una riforma agraria incentrata proprio sull’utilizzo agricolo delle aree demaniali. Ma qui gli interessi della gente della campagna non saranno davvero tutelati, perché l’Italia del secondo dopoguerra preferisce favorire gli oligopoli imprenditoriali, che hanno bisogno di masse operaie nelle città, più che di piccoli contadini. Ed è probabile che anche parecchi di quei 500 abbia presto abbandonato gli appezzamenti conquistati nel dicembre 1947 per una qualche periferia di città.

Il quarto stato, Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1901, Galleria d'Arte Moderna di Milano
Il quarto stato, Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1901, Galleria d’Arte Moderna di Milano

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Succede il 11 di dicembre:

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