Economia,  Epoca Moderna

18.3.1785. La riforma della moneta, contro falsi e sperequazione

18 marzo 1785 – Ferdinando I di Borbone riforma la moneta nel Ducato. Un “Avviso di nuova monetazione” pubblicato in questo giorno stabilisce i cambi esatti per le diverse divise che circolano nelle sue terre: doppie, mezze doppie, zecchini, ducati, denari, soldi, lire, buttalà, cinquine e sesini.

Il provvedimento fa parte di una serie di misure tese a recuperare il controllo sulla politica monetaria.

Da poco, sempre Ferdinando ha ordinato di riaprire la zecca di Parma, chiusa da non si sa più quanto tempo. Di contro, cessano l’attività quelle di Piacenza e di Guastalla, facendone trasportare le macchine nella capitale. La nuova sede è Palazzo Cusani, prima occupato dalle facoltà di Medicina e di Veterinaria (oggi Casa della Musica). Da qui i suoi funzionari possono controllare quantità e qualità di tutto il denaro coniato nello Stato.

In questo 1785, i soldi non valgono ovunque allo stesso modo. Anche se Parma, Piacenza e Guastalla formano un unico Ducato, nelle tre città le stesse monete hanno valore diverso. Una doppia d’oro, nella capitale Parma vale 90 lire, a Piacenza solo 75, ma a Guastalla 93 lire e due soldi. Il ducato d’argento, a Parma si cambia con 21 lire, a Guastalla con 21 lire, 14 soldi e 6 denari e a Piacenza con 17 lire e dieci soldi.

Il passo successivo, il 22 marzo 1795, sarà proprio uniformare il valore delle monete, vietando i diversi cambi, che potevano dar luogo a facili speculazioni. Per tutti varranno i valori di Parma.

Ultimo provvedimento, ma non meno importante, è la messa al bando delle monete false. Pare ne girino molte nel 1785, prodotte in Svizzera con punzoni identici a quelli originali parmigiani, ma di lega metallica molto scarsa, tanto che la gran parte delle contraffazioni sono arrugginite o erose. Il 18 dicembre 1795, Ferdinando ordina di cambiare le monete rovinate con altre di nuovo conio: dal 18 marzo 1796 (un altro 18 marzo!) i soldi rovinati non varranno più nulla. Per evitare che dal nord giungano altre imitazioni, nella zecca di Palazzo Cusani si aggiunge la sigla “D.G.” al disegno sul verso di tutte le monete. Per cosa stia D.G. è un mistero insoluto.

Monete coniate sotto Ferdinando di Borbone: Quattro doppie del 1787 in oro (28,42 grammi) e 20 soldi del 1794
Monete coniate sotto Ferdinando di Borbone: Quattro doppie del 1787 in oro (28,42 grammi) e 20 soldi del 1794

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