19.8.1702. Tassa sulle parrucche e sui ciuffi
19 agosto 1702 – Entra in vigore la nuova tassa sulle parrucche e sui ciuffi. Per imbellire bisogna soffrire, recita un vecchio detto: soffrire nel portafogli. Ciuffi e parrucche sono la moda del tempo, e il governo del Ducato di Parma sotto Francesco Farnese ne approfitta per incrementare le entrate. Tanto si tratta di qualcosa di lussuoso. Successive norme preciseranno che la tassa si applica anche ai berretti e a tutti gli ornamenti femminili. La nuova imposta ha uno scopo ben preciso, mantenere i mercenari che presidiano la città.
Per non far torto alle donne (le parrucche sono accessorio soprattutto maschile nel Settecento), è aggiunta poi una tassa di pari costo anche sulle cuffie (accessorio invece solo femminile).
Nella Parma farnesiana sono davvero molte le tasse strane. Ad esempio, nel 1635 è istituita una tassa sui camini, ce ne sono altre sulle finestre e sulle vetrine delle botteghe, sulle bocche di fornace. C’è l’imposta sui bachi da seta. C’è pure il dazio sui boccali usati nelle osterie.
La gran parte delle imposte riguarda però i beni di consumo, con imposizioni su ogni derrata alimentare portata all’interno delle mura cittadine, compreso il grano (tanto che esistono leggi specifiche contro gli “sfrosatori”, cioè i contrabbandieri di cereali) e sul bestiame.
Alcuni dazi sono permanenti, altri straordinari e mirati a sovvenzionare determinate spese: la tassa sui camini serve a finanziare l’esercito mercenario del duca; per le nozze fra Ranuccio II e la principessa Margherita Violante di Savoia nel 1659 sono imposti contributi una tantum su macinatura, orti, mulini ed arti; per quelle fra il principe Odoardo e la principessa Dorotea Sofia di Neuburg nel 1689 un’addizionale su sale e bestiame e nuovi contributi sull’importazione di cuoio, formaggio, candele e giochi.