20.8.1735. Zingari, pitocchi e birbi scacciati dalla città
20 agosto 1735 – “Zingari, Vagabondi, Pitocchi, Birbi, Pezzenti, Mendichi, Forastieri, Piagati, Malsani, e simili” che non siano sudditi del duca di Parma, hanno cinque giorni per abbandonare il Ducato. I sudditi devono invece ritornare nel villaggio dove sono residenti. Gli uomini che non rispetteranno l’ordine di allontanamento o che torneranno indietro, subiranno “la pena di tre tratti di corda in pubblico, ò altra Corporale sino alla Galera” e le donne la “pubblica Frusta”. Ai “Birri” (poliziotti) è imposto di vigilare con severità sul rispetto di questo ultimatum, o pure loro subiranno punizioni.
Così recita una grida stampata e affissa in questo 20 agosto 1735, anche se ordini simili sono già stati pronunciati altre volte e ancora saranno ripetuti.
Non c’è pace per chi non ama trascorrere la vita sempre nella stessa casa. Contadini e cittadini, gelosi delle loro povere cose, vedono etnie e famiglie nomadi come dei pericoli, e così anche i singoli senza tetto che vagano per il mondo. Lo Stato non è da meno, temendo tutto ciò che su cui non può avere controllo.
A Parma, il primo provvedimento “contro zingari, pittocchi, birbanti e altri simili” è del 19 gennaio 1691, quando regna Ranuccio II Farnese. Allora furono concessi solo tre giorni per abbandonare il parmense. La disposizione è ripetuta dal successore Francesco il 5 maggio 1713 e ancora dal duca Antonio il 5 settembre 1727. Il passaggio ai Borbone e poi agli Asburgo non cambia le cose. Il magistrato di Parma espelle zingari e vagabondi di nuovo in questo 20 agosto 1735, quando regna Carlo di Borbone, il 24 marzo 1749, con Parma soggetta a Maria Teresa d’Austria, e sotto duca Filippo di Borbone l’intimazione è ripetuta tre volte, il 10 aprile 1751, il 15 marzo 1752 e il 23 aprile 1755. Una latente tradizione di razzismo di cui non ci siamo ancora liberati.
La grida del 23 aprile 1755 ricorda che un gruppo di zingari è stato effettivamente arrestato poco prima.
Chi sono i “birbi”? I furbi, ma nel senso di furboni, che imbrogliano, dei truffatori. Dei “pitocchi”, invece, poveretti, l’unica colpa è l’estrema povertà.