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19.5.1678. Francesco, il duca che leggeva i bilanci

19 maggio 1678 – Nasce Francesco, penultimo duca Farnese di Parma. A voler cercare un elemento che distingue il suo regno da quello dei predecessori, lo si trova nei soldi, l’ansia per i soldi, che sono sempre pochi. Non che i duchi di Parma abbiano mai navigato nell’oro, ma Francesco è quello che più di tutti si prodiga per non far saltare in aria i bilanci.

Diventa duca a 16 anni ed è già sommerso dai debiti, che il padre Ranuccio gli ha lasciato assieme al trono.

La sua prima decisione importante sono le nozze: a 17 anni accetta di diventare marito della vedova di suo fratello, Dorotea Sofia di Neuburg, di otto anni più vecchia. Non lo fa per amore e neppure per politica, ma per denaro: il matrimonio evita di dover versare alla vedova la dote che qualche anno prima aveva portato nelle nozze con Odoardo, il defunto fratello maggiore di Francesco.

Ma non basta, e allora ordina di tagliare le spese di corte. Abolisce feste e banchetti. Licenzia i musicisti e buona parte della servitù. Allontana perfino i nani, che a fine Seicento sono ancora elemento imprescindibile per l’entourage di ogni sovrano. Certo, nella vita qualche sfizio se lo leva pure Francesco, come quando ordina la ristrutturazione della Reggia di Colorno o quando acquista un dipinto di Albrecht Dürer per la collezione della Pilotta, ma sono eccezioni. Di regola, vige l’austerity.

Neppure i risparmi bastano. E allora vai di tasse. È lui ad inventarsi quella più originale, la tassa su parrucche, ciuffi e cuffie, che poi è come mettere una tassa sui nobili.

A cosa gli servono i soldi? A ripagare i prestatori dei suoi predecessori, che avevano speso senza pensare al futuro, ma soprattutto per mantenere truppe di varie nazionalità, come gli impongono trattati scritti da Stati ben più forti del piccolo Ducato di Parma.

Ma di suo, il duca lesina anche sull’esercito, tanto che quando un vicino minaccia guerra, si dichiara vassallo del papa, pur di non dover sperperare nella difesa militare. E più avanti accetterà pure di dichiararsi vassallo dell’imperatore, più o meno per lo stesso motivo.

Risparmia oggi, tassa domani, pian piano Francesco un po’ di denaro riesce a recuperarlo. È il momento di tentare il colpo grosso: investe tutto nelle nozze della figliastra nonché nipote Elisabetta (figlia di Odoardo e Dorotea Sofia), che nel 1714 si unisce niente meno che con il re di Spagna Filippo V. La dote è di 100.000 doppie, cioè 5 quintali d’oro!

Francesco ha buttato tutto sul piatto. Spera di vincere vantaggi sia politici che economici. Spera che il nuovo potente genero possa aiutarlo nel farsi riconoscere danni di guerra e fargli riavere il Ducato di Castro, che suo padre, Ranuccio II, aveva perso nel 1649 (sempre per soldi), Ducato che garantirebbe importanti rendite. Effettivamente, proprio grazie all’aiuto di Madrid, ad un certo punto Francesco pare aver ottenuto tutto quel che cercava. Il tempo della rigida sobrietà è finito? No, perché alla fine nulla va in porto e il duca di Parma si accorge di aver perso la scommessa.

Francesco Farnese muore il 26 febbraio 1727.

Francesco Farnese, olio su tela di Pier Antonio Avanzini, 1595 ca,, Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza
Francesco Farnese, olio su tela di Pier Antonio Avanzini, 1595 ca,, Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza

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