Cultura & Società,  Epoca Moderna

15.2.1656. La tasse sulle carte e altre misure contro il gioco d’azzardo

15 febbraio 1656 – Il governatore di Parma Ippolito Borghi, su istanza del Consiglio degli Anziani, istituisce una tassa sulle carte da gioco. Chiunque possegga mazzi di carte, deve denunciarli al fisco, perché bolli le carte, dietro pagamento del dazio stabilito. E da questo momento è vietato vendere, comprare o anche solo prestare carte da gioco non sigillate e bollate col marchio del Comune. È una prima norma per limitare il gioco delle carte, che è sempre gioco d’azzardo. La ludopatia è vecchia come l’uomo…

Il primo sequestro di mazzi da gioco noto è del 29 agosto 1664, quando a porta Santa Croce le borse sulla sella del cavallo del sacerdote Giulio Cesare Tagliasacchi vengono ispezionate dal gabelliere Alessandro Marchesi, che trova dodici mazzi di carte non denunciati. Le carte di Tagliasacchi, assieme ad altre poche merci, sono messe all’asta dal Banco dei pegni 30 agosto e il 18 settembre la Camera ducale incassa un terzo del ricavato, come previsto dalla procedura per le merci di contrabbando.

Il controllo sulle carte da gioco diventerà più stretto il 22 gennaio 1701, quando viene proibito di produrre carte o tarocchi a chiunque non sia l’appaltatore ufficiale dello Stato.

E non si può giocare ovunque. Il 13 novembre 1683 è imposta una licenza ai locali pubblici per poter ospitare giocatori di carte o di dadi, pena la confisca delle somme vinte giocando; dal 1707 la regola è estesa anche al lotto e al tornello, o pirla, una sorta di ruota della fortuna da tavolino. Anni più tardi, in vari tipi di locali non si giocherà più neppure con la licenza: il 21 agosto 1762 è fatto divieto di ogni gioco nelle “botteghe da caffè”, proibizione allargata tre anni dopo ai teatri e a tutti i luoghi di riunione aperti al pubblico.

Così come non si può giocare quando si vuole: dal 12 settembre 1663 è vietato ogni gioco nelle ore in cui si insegna la dottrina cristiana.

Alcuni giochi, dove c’è chi rovina sé stesso e la famiglia, sono tassativamente proibiti. Il 18 maggio 1697 vengono vietati biribis, bassetta e zara; bassetta, o faraone, è un gioco di carte, a biribis e zara si usano i dadi. Sono promesse ricompense per chi denuncia i compagni di gioco e dal 1745 persino minacciata la confiscata della casa dove si troverà qualcuno impegnato a zara (!).

Le leggi di Parma sanciscono anche il divieto di barare, naturalmente…

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