Cronaca,  Cultura & Società,  Medioevo

17.1.1347. Inefficaci misure contro le epidemie

17 gennaio 1374 – Bernabò Visconti, signore di Milano e di Parma, invia in tutti i suoi domini ordini per fermare una nuova ondata di peste.

Per la terza volta in meno di trent’anni, la peste torna a minacciare il nord Italia. Nella prima, l’epidemia che tutti i manuali di Storia raccontano, quella del 1347-1352, la peste nera, Parma, con Milano, resta come un’isola felice in un mare di morte. La seconda, nel 1361, a livello locale è molto più grave e la città resta quasi deserta. La terza è questa del 1371-1374, di cui si vedono i primi segni.

Negli ordini approvati in questo 17 gennaio a Milano, e giunti a Parma entro sera, si intima a chiunque manifesti un qualsiasi sintomo di lasciare la città. Chi potrebbe avere la peste, deve trasferirsi in campagna o nei boschi e non tornare se non pienamente guarito, oppure in una bara. Se quelli che si mettono in quarantena hanno dei servi, questi servi non potranno rientrare fra le mura urbane prima di dieci giorni dall’ultimo contatto col loro padrone. Ai becchini ed ai parroci è fatto obbligo di denunciare ogni indizio di peste sulle salme che si trovano a vedere, e se non lo fanno, finiranno al rogo!

Viene vietato tassativamente di mettersi a servizio di gente cui è stata diagnosticata la peste, a pena di perdere tutti i beni.

Infine, è disposto il sequestro di ogni oggetto appartenuto a chi muore di peste, a partire dal letto, con l’evidente intento di gettare tutto fra le fiamme.

Ma non basta. Il morbo non obbedisce a Bernabò e non si ferma. Forse queste misure non sono sufficienti. Forse non sono applicate con rigore. Fatto sta che la peste torna ed è cattiva. La fase peggiore dell’epidemia, per Parma è fra giugno e luglio 1374, ma a Milano la malattia si trascina per quattro anni. Le testimonianze del tempo dicono che l’epidemia uccide oltre i due quinti dei parmigiani. Una cronaca di Reggio Emilia racconta che di tutti quelli che lavorano nella cattedrale di Parma, 60 persone, si salvano solo due chierici.

Non sarà l’ultima volta. A Parma la peste tornerà altre due volte prima che finisca il secolo, nel 1388 e nel 1399. E ancora e ancora nei secoli successivi. Col tempo saranno tentate sempre nuove disposizioni per limitarne gli effetti, ma una vera soluzione alle epidemia non è mai stata trovata.

Trionfo e danza della morte. Affresco di Giacomo Borlone de Buschis, 	Oratorio dei disciplini, Clusone, Val Seriana, 1484/85
Trionfo e danza della morte.
Affresco di Giacomo Borlone de Buschis, Oratorio dei disciplini, Clusone, Val Seriana, 1484/85

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