Animali,  Epoca Moderna

1.5.1365. I cani di Bernabò, sgraditi ospiti

1 maggio 1365 – Parma viene invasa dai cani, cani da accudire con ogni cura. Bernabò Visconti, signore di metà del Ducato di Milano e signore anche di Parma, ha infatti ordinato a tutti parmigiani abbienti e a molti contadini di badare ciascuno ad uno dei suoi moltissimi cani. Chi non sarà in grado di farlo pagherà una salatissima multa. E Bernabò è notoriamente così privo di pietà che conviene assolvere all’incarico senza fallo.

Bernabò Visconti, al pari della moglie Beatrice Regina Della Scala, è un grande amante dei cani. Ne ha così tanti che il suo palazzo a Milano è detto da tutti Ca’ di Can. Ha fatto pure costruire una tenuta a Quarto di Milano apposta per le sue bestie, località che ha preso nome Quarto Cagnino. Pare che i cani di Bernabò siano cinquemila. Li usa per andare a caccia, attività che nessun altro in tutta la Pianura padana può esercitare.

Mantenere tante bestie, però, costa. E allora Bernabò stabilisce che se ne facciano carico i suoi sudditi.

Un decreto del 1365, ordina che chiunque a Parma possegga almeno 500 lire sia tenuto ad ospitare e mantenere a proprie spese uno dei cani di Bernabò. Chi dovesse rifiutarsi, pagherà 10 fiorini d’oro ogni mese. Lo stesso obbligo vale anche per chi abita in campagna. Nomina un certo frate Giovanni parmigiano “Officialis Canium”, il “canattiere”, incaricato di assegnare gli animali alle famiglie a partire da questo 1° maggio, dalle calende, e di controllare il loro buon trattamento, riscuotendo le eventuali multe. Agli affidatari di questi animali non è permesso tenere nessun altro cane.

Gli incaricati di Bernabò ogni due settimane fanno il giro di tutte le case che hanno in custodia un cane, per verificarne la salute. Ne trovassero uno smagrito, gli affidatari pagheranno la multa. Lo trovassero morto, quella famiglia perderebbe tutti i beni.

L’obbligo di ospitare i cani in casa è considerato dalla stragrande maggioranza della popolazione uno dei più odiosi balzelli del tiranno.

I cani del signore di Milano restano per anni e anni nelle case dei parmigiani, probabilmente fino alla morte di Bernabò alla fine del 1385. Il suo successore, Gian Galeazzo Visconti, si limiterà a stabilire multe per chi avesse rubato cani da caccia, non solo i suoi, ma quelli di qualsiasi nobile. Un decreto del 16 giugno 1388 stabilisce in 25 fiorini d’oro l’ammenda per chi ruba un cane, oltre alla sua restituzione. Il 10 luglio successivo la norma è estesa anche ai piccioni, 25 fiorini ogni coppia di volatili rubati.

Cani scolpiti sul frontone di alcune finestre in via Carducci a Parma
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Cani scolpiti sul frontone di alcune finestre in via Carducci a Parma
Cani scolpiti sui frontoni di alcune finestre in via Carducci a Parma

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