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18.1.1897. Cornen e il record di arresti

18 gennaio 1897 – In un vicolo dell’Oltretorrente viene arrestato un ragazzo di 16 anni per ubriachezza. Il giudice lo condanna a due giorni di reclusione nel carcere di San Francesco.

E come mai questo evento dovrebbe avere un qualche rilievo? Sul finire dell’Ottocento, gli avvinazzati molesti non sono forse la consuetudine, in una città come Parma?

La particolarità di questo fatto è che ad essere portato in guardiola è Cornelio Rossi, destinato ad un record di arresti e a notevole fama come macchietta nella nuova società urbana del passaggio di secolo.

Nato il 12 luglio 1854 in vicolo del Teatro Vecchio, accanto al Palazzo Ducale, Rossi è destinato ad entrare nella mitologia di Parma col nomignolo di Mac Cornen, uno dei personaggi più folcloristici del periodo a cavallo fra Otto e Novecento.

Un ribelle irriducibile, non per ideale, ma per carattere. Un amante del vino e delle burle. Appassionato di musica e dotato di bella voce. Istintivamente avverso ad ogni forma di autorità, tanto da non sopportare di aver vicino chiunque indossi una divisa.

Cornen è uomo di popolo. Frequenta le osterie e alza il gomito, poi non si controlla più e si caccia nei guai. Lo fa spesso: nel corso della vita, viene condannato ben 69 volte! Un record. Mai per reati gravi, ma solo per ubriachezza molesta, come in questo 18 gennaio 1897. Oppure per resistenza a pubblico ufficiale, a quelle guardie municipali che cercano di ricondurlo a ragione mentre di notte vaga cantando a squarcia gola, il tasso alcolemico alle stelle. Il primo arresto pare sia dovuto al lancio di noccioli di frutta dai tetti sulle teste dei passanti.

Questi eccessi segnano tutta la vita di Cornen: l’ultima volta che viene arrestato ha quasi 70 anni. Morirà il 25 aprile 1923 dopo un breve ricovero in ospedale e la gente, che da qualche giorno non lo vedeva per strada, si era convinta fosse finito in cella ancora una volta.

C’è chi gli offre da bere apposta per fargli perdere il controllo, per prenderlo poi in giro, ma anche per sentirlo cantare con quella bella voce, sentirlo inventare madrigali e rime licenziose, che gli vengono così bene. Le sue grida predilette sono: “Viva le cambiali! Viva l’Italia!”. A volte, questi spettacoli invero molesti finiscono in risse con le guardie.

Non solo a Parma Cornen è finito davanti a un giudice. Dal 1903 al 1911 lascia infatti la sua città in cerca di fortuna, ma rimedia solo giorni, settimane, mesi da scontare dietro le sbarre a Ustica, Ventotene, Palermo e Favignana.

Tornato a Parma, nel 1922 viene internato nel manicomio di Colorno. Ma il direttore professor Ugolotti, che lo vede sobrio, nel giro di poco lo fa tornare a casa, e la città gli tributa un breve trionfo, in un giro su una carrozza scoperta per le vie fra molti applausi. Poi Cornelio Rossi riprende la solita routine di bicchieri, urla e buffonate, finché la polmonite non gli prende la vita. Un commerciante di via Cavour, per onorarlo ne espone il ritratto in vetrina per giorni. Il teschio viene conservato presso l’Università.

Oggi, permeati di perbenismo come siamo, un uomo del genere farebbe soprattutto compassione, ma nella Parma di un secolo fa, molti riconoscono nella sua esistenza ai margini una qual sana opposizione al sistema e critica a chi prende la vita sempre sul serio. Come ebbe a dire l’avvocato Arturo Lisoni, difensore d’ufficio di Cornen in uno dei tanti processi subiti: “il clamore meridiano del Cornini [sic] continua nella tradizione sempre un poco ribelle del popolo nostro”.

Cornelio Rossi, ritratto ad olio da Mario Bolzani
(foto da Vecchia Parma cara al cuore, di Giuseppe Balestrazzi)
Cornelio Rossi, ritratto ad olio da Mario Bolzani
(foto da Vecchia Parma cara al cuore, di Giuseppe Balestrazzi)

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