13.11.1979. Salta in area il padiglione Cattani dell’ospedale
13 novembre 1979 – Ore 14,30. Un’esplosione. Due boati. Il crollo di un reparto dell’ospedale. Ventuno morti. Un’inchiesta giudiziaria che si trascina per 15 anni senza approdare a nulla. È uno degli episodi drammatici che segnano l’ultimo quarto di secolo a Parma, rimasto impresso nella memoria dei parmigiani che lo commemorano ogni anno.
È l’esplosione di una bombola la causa dello scoppio che in un istante distrugge l’ala est del padiglione Cattani del Maggiore, tre piani che ospitano i reparti di Cardiochirurgia, di Gastroenterologia e la Rianimazione. In pochi minuti, centinaia di persone accorrono in via Gramsci. I pompieri fanno scendere la gente rimasta su cornicioni sospesi nel vuoto e scale senza più pianerottoli. Piove a dirotto ma per tutta la notte si scava nelle maceria. Tre donne sono estratte vive, ma altre 21 persone fra pazienti ricoverati e personale sanitario sono ritrovate morte.
In città si proclama il lutto cittadino e a Parma arriva anche Nilde Iotti, presidente della Camera, per esprimere le condoglianze dell’intero Paese.
La magistratura si concentra a lungo sulla tragedia. Sono processati prima i responsabili dell’ospedale e del reparto, nell’ipotesi che la bombola sia stata montata male. Poi però emergono elementi che suggeriscono che l’errore sia il contenuto della bombola: gas combustibile invece che ossigeno; allora alla sbarra vanno i vertici della ditta di Verona che ha consegnato la bombola. Non ci sono condanne. La conclusione, espressa dal Tribunale di Bologna nel 1994, è che non è rimasto nulla o nessuno in grado di attribuire con certezza le responsabilità di quanto accaduto.