30.1.1822. I pompieri di Maria Luigia
30 gennaio 1822 – Un decreto di Maria Luigia dà vita al primo “Plotone di pompieri” di Parma. L’iniziativa è venuta dal conte Adam von Neipperg, che durante un incendio ha notato un ufficiale dell’esercito che si dava anima e corpo per spegnere le fiamme. Perché non cercare quelli chi hanno meno paura del fuoco, e impiegarli solo per intervenire sugli incendi? Si è chiesto il maggiordomo nonché marito della duchessa. E così è stato.
Il plotone, che poi sarà chiamato delle “Guardie del fuoco”, viene affidato al barone del Campo, ma presto l’incarico passa a Giuseppe Stocchi: è lui quell’ufficiale notato da Neipperg.
Da Milano arriva un pompiere esperto per formare gli uomini.
I primi vigili del fuoco di Parma vengono tutti dalla Compagnia di artiglieria urbana, nella quale un reparto cambia nome e funzioni, e restano inquadrati nell’esercito. Infatti si ritiene che le conoscenze necessarie ad un pompiere siano simili a quelle proprie degli artiglieri. Il gruppo conta un tenente, un sergente, sei caporali e 22 pompieri. Ma si prevede anche di reclutare nuove forze: “I Pompieri si prendono fra gli Artisti, principalmente fra’ muratori o falegnami (con qualche facilitazione riguardo alla statura)“.
La divisa è blu, con bottoni bianchi e colletto giallo, che identifica la città di Parma.
I compiti delle guardie del fuoco sono spegnere gli incendi e cercare di salvare persone e cose coinvolte. Solo in città e nelle immediate vicinanze, però, perché mezzi per raggiungere le campagne non ce ne sono.
Per incentivare gli uomini, sono previste ricompense extra per ogni intervento fatto là dove c’è del fuoco.
Una caserma propria, le guardie del fuoco l’hanno solo nel 1825, nell’ex convento dei Servi (oggi Don Gnocchi), anno in cui è istituito un vero e proprio Corpo Pompieri. Nel 1844 i pompieri si spostano nell’ex Convento delle madri Bajarde, vicino a via Petrarca, e un’altra sede viene poi creata nel perduto borgo dei Minelli a servizio dell’Oltretorrente.
Da questo primo nucleo di pompieri discendono, senza soluzione di continuità, i vigili del fuoco che ancor oggi sono a servizio di Parma.
E prima, come si faceva? Nel Medioevo esistevano i “brentatori”, cioè portatori di “brenta”, una giara che veniva solitamente riempita di uva o di vino da trasportare dalle cantine alle osterie, ma che in caso di emergenza andava bene anche per l’acqua da versare sulle fiamme. In Epoca moderna, di solito sugli incendi era l’esercito ad intervenire, sia per limitare i roghi, che per mantenere l’ordine pubblico. Nelle campagne esisteva una consuetudine di solidarietà, in base alla quale non solo i vicini si aiutavano nel spegnere gli incendi, ma anche contribuivano a rimediare ai danni, come previsto già negli statuti di Parma di età comunale.
Inoltre, a Parma i falegnami avevano un particolare ruolo nell’azione di contenimento del fuoco, come sancì un accordo dell’11 ottobre 1426, quando la corporazione dei falegnami si accordò con le autorità che governavano Parma, impegnando in tale opera in cambio di esenzioni sulle tasse, un accordo registrato come “Capitolo di foghi” sugli statuti dell’arte di questa professione.