Epoca Moderna,  Scienza & Tecnica

13.11.1577. La cometa barbata e la scoperta mancata

13 novembre 1577 – Nel cielo di Parma compare una cometa dalla doppia chioma (“barbata”, si dice nel XVI secolo), che resta visibile fino al 9 gennaio 1578.

In questi 58 giorni, l’astro è più volte osservato e misurato da Pietro Sordi, astronomo ed astrologo, che poi riassume i suoi studi in un libro dedicato a Barbara Sanseverino stampato nel 1578.

Per buona parte del libro, l’analisi di Sordi segue la visione scientifica del suo tempo. Profetizza dunque con la massima precisione tutte le sventure che la cometa annuncia, dedotte dalla posizione dell’astro sempre prossimo a Venere: sofferenze, carestie e oppressioni. Poi riassume la dottrina ufficiale, che stabilisce che le comete sono fenomeni prodotti dall’atmosfera terrestre: sono “congregazioni” di luce che si formano fra la terza e la quarta regione dell’atmosfera, le più esterne, quando l’aria è secca e rarefatta (anche Galileo l’ha sempre pensata più o meno così). Sordi si dichiara concorde con tale visione, approvata dalle autorità ecclesiastiche che devono approvare il suo libro.

Ma poi, nascoste fra le pagine, quasi non voglia siano troppo notata, aggiunge alcune considerazioni rivoluzionarie. Per diverse ragioni, spiega l’astronomo, le osservazioni non confermano il modello delle congregazioni di luce, perché la cometa non è ferma e perché tanti suoi corrispondenti gli confermano che la cometa è ugualmente visibile da luoghi distantissimi, in tutta Europa.

Simili ragionamenti fa in Danimarca il più famoso astronomo Tycho Brahe, che con maggior coraggio mette nero su bianco le logiche conclusioni: le comete non sono esalazioni dell’atmosfera terrestre, né fenomeni ottici, bensì corpi extraterrestri. Fosse stato meno timido, il parmigiano Sordi condividerebbe il merito della scoperta con “Ticone”.

Pietro Sordi, Discorso sopra le comete, Parma 1578
Pietro Sordi, Discorso sopra le comete, Parma 1578, dettaglio della cometa

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