Cultura & Società,  Medioevo

28.1.1077. Matilde di Canossa vuole dire messa

28 gennaio 1077 – A Canossa si incontrano il papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV. Per poter essere ricevuto, quest’ultimo deve restare per tre giorni in ginocchio nella neve, scalzo, in saio, fuori dalle mura del castello. L’episodio è celebre e non tocca direttamente la storia di Parma.

Perché raccontarlo qui, allora? Perché una leggenda narra che mentre Enrico è lì fuori ad umiliarsi, il papa e Matilde parlino di cose strane, che li porteranno sulle strade del parmense.

Profittando del soggiorno del papa nella propria casa, la Gran Contessa confida a Gregorio VII un suo grande desiderio: vuole celebrare la messa, come un prete. Impossibile! Pensa il papa. E poi, per prenderla in giro, le dice che si potrebbe fare solo dopo che lei avrà costruito cento chiese. Quella del pontefice è un’iperbole, qualcosa di non realizzabile: Matilde non può dir messa, come nessuno mai potrebbe costruire cento chiese.

Invece, la signora del castello (e di mezza Italia) lo prende in parola e con i suoi potenti mezzi si dà da fare per fondare abbazie e pievi in tutti i suoi vastissimi possedimenti. Nel giro di qualche anno, la centesima chiesa è pronta. Si tratta della pieve di Sasso, vicino a Neviano degli Arduini, che Matilde ha fatto ricostruire più in alto rispetto alla più antica fondazione del X secolo. Nel parmense ha commissionato anche altre delle cento chiese, come San Pietro a Tizzano o Santa Maria Assunta a Palanzano.

Siamo nel 1082 e Matilde informa Gregorio VII di aver portato a termine il compito che lui le ha affidato. E adesso vuole presiedere alla santa eucaristia.

Il papa risale in Emilia e assieme a Matilde e ad un nutrito corteo, da Canossa giunge fino a Sasso. Matilde vuole celebrare proprio qui, nel suo centesimo tempio. Il pontefice non sa più come dir di no alla caparbia donna. È la notte di Natale quando Matilde indossa i paramenti liturgici. Vengono proclamate le letture della festa. Poi Matilde sale all’altare della pieve di Sasso e allunga le mani per consacrare pane e vino. Ma da dietro al calice, ecco apparire un serpente che cerca di morderle la mano. Matilde si spaventa, arretra e rinuncia al suo desiderio.

Il significato della leggenda è chiaro, confermare una tradizione che risale alle origini del cristianesimo ed è tuttora rispettata dai cattolici: non ci sono presbiteri donne, neppure se lo volesse il papa, neppure se si trattasse della più devota e potente delle cristiane.

Gregorio VII, Matilde di Canossa e Enrico IV. Miniatura dal manoscritto Vita Mathildis di Donizone di Canossa, XII sec. -  Biblioteca Vaticana
Gregorio VII, Matilde di Canossa e Enrico IV.
Miniatura dal manoscritto Vita Mathildis di Donizone di Canossa, XII sec. – Biblioteca Vaticana

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