Economia,  Epoca Moderna

23.7.1825. Una meteora nella finanza parmigiana

23 luglio 1825 – Gaetano Testa ottiene dal Ducato di Parma l’appalto alla riscossione di tutte le imposte indirette dello Stato. È l’affare che lo renderà uno degli uomini più ricchi della storia di Parma. Una meteora effimera.

Il contratto della “ferma mista” prevede che Testa paghi al Ducato ogni anno 2.593.000 lire nuove, in cambio, per nove anni, sarà lui a riscuotere e a tenersi tutte le imposte statali. Testa ha anche il compito di raccogliere le imposte comunali, trattenendo l’8% del ricavato.

Il contratto è molto favorevole e Testa se lo aggiudica sopratutto perché amico personale del barone Joseph von Werklein, che nel 1825 è il plenipotenziario di una Parma ancora controllata da Vienna. Sempre grazie all’amico, nel 1829 amplia ancora il suo ruolo di “pubblicano”, aggiungendo pure la raccolta delle imposte dirette.

Gli immensi guadagni dell’incarico di appaltatore delle tasse servono a Gaetano Testa per due scopi. Il primo è cercare ulteriori occasioni di lucro. Eccolo allora provarsi come impresario edile in importarti opere pubbliche, come l’erezione di argini e pennelli nella Bassa e soprattutto la costruzione del “Gran Ponte” sul Trebbia, lungo il tracciato della via Emilia. Nell’estrazione mineraria. O ancora opere di bonifica di aree paludose, utilizzando per primo in Italia macchine idrovore a vapore (distrutte nel corso della prima guerra d’indipendenza). Tenta pure di farsi strada nel settore dei trasporti, importando a Parma una delle grandi invenzioni del primo Ottocento, il battello a vapore, che nel 1828 fa adattare ai bassi fondali del Po per navigare da Piacenza all’Adriatico.

Ma i soldi, Testa li spende anche per altro. Il suo secondo scopo è conquistare prestigio sociale. Lui, che è di umili origini, vuole entrare a far parte dell’elite della città, di quelle consorterie informali che da sempre governano realmente Parma. Aderisce alla chiesa Evangelica metodista wesleiana.

Il nostro si compra un castello, quello di Castelguelfo, che fa affrescare e dota di un giardino all’inglese. Sovvenziona alcuni artisti ed altri valenti ingegni. E riesce a farsi conferire dalla duchessa Maria Luigia il titolo di barone.

Ma tutto questo successo resta legato sempre e solo al vecchio amico Werklein, che dopo i moti risorgimentali del ’31 abbandona Parma. Testa, rimasto senza protezioni, così come tanto rapidamente si è acceso nel piccolo cielo parmigiano, altrettanto rapido precipita. Già nel 1832 perde l’incarico di riscossione delle imposte dirette, mentre per quelle indirette si aprono una serie di diatribe, sia con lo Stato che con persone assunte per l’effettiva raccolta del denaro.

Il barone Gaetano, che giusto ieri si era convinto di aver scalato la piramide sociale, si ritrova messo in un angolo, a dover gestire una serie di contenziosi giudiziari che si trascineranno fin oltre la sua morte, giunta nel 1854.

Parma nel secondo quarto dell'Ottocento, dipinto ad olio di Francesco Pescatori, museo Glauco Lombardi
Parma nel secondo quarto dell’Ottocento, dipinto ad olio di Francesco Pescatori, museo Glauco Lombardi

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