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24.7.1542. Vietato coltivare il riso

24 luglio 1542 – Il consiglio del Comune di Parma, con 44 voti a favore e 5 contrari, vieta la coltivazione del riso in tutto il parmense. Chi mai dovesse contravvenire a tale disposizione, perderà per intero il prodotto e sarà multato di cinque scudi d’oro per ogni biolca di terra agricola allagata.

Le risaie sono state introdotte nelle campagne di Parma da circa mezzo secolo. La prima traccia è in un atto del vescovo Gian Giacomo Schiaffinato, che nell’ultimo quinto del Quattrocento autorizza il prelievo di acqua dal fiume Taro per coltivare riso.

In breve, però, gli abitanti del contado si accorgono dei problemi legati che il nuovo cereale arrivato da oriente. All’inizio sono solo dispute per il controllo dell’acqua, che il riso ne richiede parecchia. I rigagnoli delle risaie fanno poi marcire radici e germogli. Infine – ed è molto peggio – tutti si accorgono che con gli acquitrini aumentano le zanzare e la malaria.

Già nel 1537, come racconta un accordo sottoscritto davanti ad un notaio il 18 maggio di quell’anno, tutti i coltivatori che attingevano dal canale comune di Parma accettano di rinunciare alle coltivazioni di riso e stabiliscono che ogni trasgressione sarà punita con la sospensione dei diritti sull’acqua per un anno.
Poi, in questo 1542, il divieto diventa legge.

Tuttavia, il provvedimento contro il riso disturba molti proprietari, che ne stanno traendo importanti profitti. Inizia così un infinito periodo di deroghe ed eccezioni, in un perenne conflitto fra la salvaguardia dei guadagni e quella della salute.

Va così che nonostante tutto, il riso continua ad essere coltivato ininterrottamente nel parmense per circa quattro secoli. Solo negli ultimi 10 anni del Settecento tutte le risaie sono estirpate, ma tornano nel 1802. Sono limitate, allontanate dalla città, regolamentate. Eppure continuano ad essere fonte di malattia: ciò che è scritto nei documenti del Cinquecento si ritrova uguale nelle relazioni dei medici dell’Ottocento.

Oggi, di risaie Parma non ne ha più. È solo all’alba del XX secolo che il provvedimento emanato il 24 luglio 1542 trova reale applicazione, sempre per motivi igienici e sanitari.

risaia

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