24.2.1860. Il misterioso insetto scoperto da Rondani e mai più rivisto
24 febbraio 1860 – In un’adunanza della Società italiana di scienze naturali, l’entomologo Camillo Rondani annuncia la scoperta di un nuovo insetto, appartenente all’ordine dei ditteri. La bestiolina era già stata inserita nel primo volume del trattato sui ditteri pubblicato da Rondani nel 1856, ma senza descrizione. Ora rivela anche come è fatto. Un insetto con ali piccolissime, testa poco allungata, bocca bassa, antenne spesse, torace corto.
Per la sua comunicazione, Rondani usa ancora il latino. Dedica la scoperta al collega e coetaneo Eugenio Bertè, uno dei pionieri delle scienze naturali nel parmense. Anche perché è stato propro Bertè a trovare l’animale, sotto la foglia di un faggio in Appennino, in un giorno d’agosto.
Bertè è un ricercatore e un collezionista instancabile. Nella propria abitazione a Parma ha raccolto 8.000 esemplari di insetti diversi, che più avanti entreranno nel Museo di Storia naturale dell’Università. Ma raccoglie, cataloga e conserva anche molluschi, rocce, minerali e fossili. Suo fratello Roberto studia le erbe officinali.
In suo onore, l’insetto scoperto da Rondani viene chiamato Bertea subaptera. Ma una volta presentata, la Bertea scompare.
È un mistero dell’entomologia. Solo Rondani è stato capace di vederlo. Ne ha messo sotto vetro un esemplare, osservato anche dal collega Mario Bezzi (quel che ne resta è oggi al Museo della Specola di Firenze). Nessun altro esemplare è mai più stato trovato.
Ogni tanto, qualche studioso fa ipotesi alternative sulla scoperta di Rondani. Ogni tanto qualche appassionato si convince di aver riscoperto la Bertea. Ma finora tanto le congetture quanto gli avvistamenti sono stati smentiti. L’insetto che porta il nome di Eugenio Bertè resta un mistero. Forse è molto abile a stare nascosto.