25.5.1414. L’invasione di locuste, cavallette e farfalle rosse
25 maggio 1414 – Un’eccezionale quantità di farfalloni dalle ali rosse attraversa il cielo della città, spettacolo che attira l’attenzione di tutta la popolazione. Lo sciame proviene dalla montagna. Le farfalle volano verso Poviglio senza posarsi mai nel parmense.
Le cronache, occasionalmente riportano di eccezionali quantità di insetti che improvvisamente appaiono, così come improvvisamente poi scompaiono. Raramente senza far danno. Tali eventi, che in anni diversi compaiono nella storia di ogni città della pianura Padana, sono spesso letti come segni divini: annunciano catastrofi o più spesso sono punizioni per colpe diffuse.
Nell’aprile 1310, sopra Colorno vola un nugolo di cavallette. Si dice siano talmente numerose e che si muovano tanto vicine l’una all’altra che per qualche istante il sole non si vede più. Poi gli insetti iniziano a cadere a terra, perché in questo fitto volo, si scontrano l’un con l’altro, rimanendo storditi. Nel precipitare a terra, muoiono. E la gente li raccoglie dal suolo a secchi interi.
Nel 1364 e nel 1377, un gran numero di locuste raggiunge le campagne del parmense, in entrambe le occasioni andandosene solo dopo aver mangiato ogni verdura presente sui campi e negli orti. Anche a causa di queste perdite, sia il 1364 che il 1377 sono anni di carestia.
Nel settembre 1480, le colline della Val Taro sono ancora invase dalle locuste: è questo lo sciame più sterminato di cui è stata tramandata memoria. Arrivati da nord, oltre il Po, da Brescia e Mantova, gli ortotteri si posano stendendosi dalla foce del Taro fino alla montagna: un tappeto di insetti di 16 miglia e mezzo, un intarsio verde (i maschi) e nero (le femmine). Fanno paura: di giorno perché se ne vedono così tanti da far ribrezzo anche a chi non è entomofobico; e nella penombra della prima sera per lo stridio incessante che producono. Le locuste divorano tutta l’erba, ma non danneggiano le viti.