
3.5.1482. Le balie del Tanzi e il latte curativo
3 maggio 1482 – La piccola Maria viene affidata a Masina figlia di Michele da Lorto, che oltre i figli suoi, tiene in casa – nella parrocchia di San Michele – anche qualche figlio altrui, perché per guadagnar qualcosa fa la balia. Maria viene dal miglior cliente di Masina: l’Ospedale degli Esposti, che ha al suo servizio un gran numero di signore, tutte assunte per nutrire i non pochi infanti che i parmigiani poveri lasciano nella ruota al suo ingresso.
Maria ha un anno e mezzo, non è né la più piccola né la più grande dei bambini che il grande orfanotrofio dell’Oltretorrente lascia alle balie: questi piccoli vengono da famiglie dove si mangia proprio poco, per cui una cura ricostituente a base di latte materno è sempre utile, come nel Medioevo sanno tutti.
In questo 1482, all’Ospedale degli Esposti, chiamato anche Rodolfo Tanzi, sono lasciati 146 bambini, mentre altri 80 erano già in carico all’ente; tanti, in un città che non raggiunge i 9.000 abitanti. Vengono quasi tutti da famiglie impoverite, o sono orfani di genitori uccisi da una delle epidemie che si susseguono di questo periodo.
All’ospedale i bambini restano poco, ognuno affidato ad una balia come Masina di Michele da Lorto, che potevano custodirli anche per tre anni di seguito. Nei casi più fortunati, le balie si affezionavano tanto ai piccoli che finivano con l’adottarli. Nei casi sfortunati – ed erano quasi uno due – i piccoli morivamo prima di arrivare allo svezzamento. Per gli altri, all’età di 5-6 anni veniva cercato un lavoro in una bottega, fattoria o casa. Quale sia il destino della piccola Maria, nessuno lo sa più.
Di certo, però, offrendole latte materno le si è data la miglior cura che disponibile nel Quattrocento. L’orfanotrofio Rodolfo Tanzi, in casi eccezionali, manda a balia bambini fino agli 8 anni di età. In sei anni (1482-1487) sono ben 370 le balie assunte all’Ospedale degli Esposti, chiamato anche Rodolfo Tanzi, oltre alle dieci che lavorano all’interno della struttura. Perché? Perché al latte materno, per tutto il Medioevo e oltre, sono riconosciute proprietà curative. Non solo ai bambini già cresciuti, perfino agli adulti poteva occasionalmente capitare di assumerne.
Testi antichi attribuiscono al latte materno poteri di guarigione di malattie degli occhi, delle orecchie, del raffreddore, delle ulcere, dell’itterizia ed è visto come buona terapia per chi è incapacità di parlare o dà segni di pazzia.
Chissà se la piccola Maria soffre di uno di questi mali. O se ha solo bisogno di nutrirsi per bene. Pare che perfino il terribile Attila re degli Unni (che a Parma venne nel 452 a far razzie) usasse farsi preparare caciotte di latte materno per mantenersi forte!


