5.5.1969. Il sacrificio di Antonio Turi
5 maggio 1969 – “Antonio Turi, di 17 anni, spinto da un eroico impulso di solidarietà umana, si lanciò nelle gelide acque della Parma immolandosi nel generoso tentativo di salvare una vita umana”. È la storia breve e drammatica di un migrante nella stagione del grande esodo dal Meridione alle industrie del Nord, raccontata su una lapide al centro del ponte delle Nazioni a pochi passi dalla stazione di Parma.
Turi si tuffa nel torrente dal ponte Bottego (così si chiamava nel 1969) per aiutare un anziano caduto in acqua mentre pescava, trascinato in un giorno di piena. Questo ha un bilancino legato alla spalla, che ha immerso e non riesce a recuperare più, così la corrente lo tiene inchiodato al centro del fiume, tirandolo sempre più in basso.
Sopra, sul ponte, c’è Turi, arrivato da pochi giorni, immigrato dal sud in cerca di lavoro. Cammina diretto in centro, dove spera proprio di trovare un impiego. Quando vede il vecchio in difficoltà, non tentenna un momento a gettarsi in suo aiuto. Periscono entrambi affogati.
Per il suo gesto eroico, a dicembre il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat gli assegna la medaglia d’oro al Valor Civile. In suo ricordo, un anno dopo sul ponte è posta un’epigrafe con la sua foto e la motivazione di quella medaglia, pagata dai cittadini attraverso una sottoscrizione promossa dalla Gazzetta di Parma. A Matera una scuola superiore con istituto alberghiero ed agrario è tuttora intitolata al nome di Antonio Turi.