6.5.1431. Battaglie navali sul Po
6 maggio 1431 – Una flotta di galeoni e falcuse getta l’ancora a Brescello e sbarca compagnie di soldati allo scopo di razziare il parmense. Lo spettacolo è grandioso: vele, remi, alberi, sartami e su tutto il leone di San Marco.
Parma, da oltre 80 anni è parte dei domini dei Visconti, signori di Milano. Dal 1426, il duca Filippo Maria è in guerra con Venezia, che gli toglie una città alla volta. Venezia, si sa, è forte sull’acqua, così utilizza il fiume Po per portare le sue navi da combattimento fin nel cuore della pianura Padana.
Già nel 1427, la fotta veneziana sul Po si è scontrata con quella del Visconti alla foce della Parma. Pur riuscendo a far gravi danni alle imbarcazioni milanesi, rinuncia a puntare sulla città, accontentandosi di risalire di poco il Taro con le imbarcazioni più piccole e di sbarcare i soldati il 29 agosto nei pressi di Torricella e Rezenoldo (Roccabianca), per portar via quanto si trovava nelle campagne: uva e melica.
Quello del 1431 è però un attacco più poderoso. La flotta veneta entra nella foce del Po il 27 marzo – come racconta lo storico Bonaventura Angeli nel 1591 – con “trentasette galeotte sottili, e ventitré legni grossi, la quale poi altri legni seguivano di mano in mano, in maniera, che il sesto di Maggio, giungendo alle rive del Parmigiano, si trovò essere di trentasei galeoni, e cento e cinquanta barche”.
Nicolò Trivigiano, comandante di questa armata su acqua, ordina all’avanguardia di sei galeoni di raggiungere Brescello, che sta con Venezia. Qui mette a terra la fanteria e subito i soldati partono in marcia verso Parma. Non raggiungeranno la città, trovando sufficiente bottino nelle ville che incontrano lunga la strada. A Casalora, la Rossa (zona Ravadese) e Pedrignano fanno prigionieri e catturano bestiame in abbondanza, che riportano a Brescello.
I parmigiani hanno provato a difendersi. Il parmense non è certo terra di mare… eppure in questi anni i suoi abitanti si sono attrezzarsi per tenere galeoni armati a difesa delle rive del Grande fiume. Un galeone viene attrezzato e mantenuto a Torricella ed un altro a Colorno. Troppo poco di fronte alla forza di Venezia. Tutto sommato, è andata bene che si siano accontentati di rifornire le cambuse, senza attacchi alle mura della città.
I galeoni ripartono verso Cremona, dove a fine giugno si terrà la battaglia decisiva: la disfatta di Venezia, che perde tutte le sue imbarcazioni tranne tre. Battaglia combattuta anche da condottieri di Parma, quali Guido Torelli o Pier Brunoro Sanvitale. Parma si sente più tranquilla? Mica tanto, perché dovrà pagare comunque caro l’attacco veneziano: il duca Filippo Maria, ordina che Parma gli versi 26.000 fiorini per finanziare le spese della guerra. Certi amici sono peggio dei nemici.