16.10.1943. Il generale Bachi prima vittima ad Auschwitz
16 ottobre 1943 – Una pattuglia di SS si presenta ai cancelli della villa del colonnello Albertelli a Torrechiara. Entra di forza, perquisisce le camere e se ne va portando via il generale Armando Bachi e suo figlio quattordicenne Roberto.
Fino al 1938, Bachi ha comandato la Divisione motorizzata Po, di stanza a Piacenza. È stato messo a riposo nel giorno dell’emanazione delle Leggi razziali, perché è ebreo. È venuto a Parma dove ha dei parenti. Quando i tedeschi hanno occupato l’alta Italia, si è nascosto qui a Torrechiara, ospite di un amico fedele.
Qualcuno deve aver fatto la spia. I tedeschi sono venuti a colpo sicuro. Portano Armando e Roberto prima a Salsomaggiore e poi nel carcere di San Vittore a Milano. Il generale subisce pesanti percosse e passa giorni in ospedale.
Il 6 dicembre 1943 Roberto viene condotto in stazione e chiuso in un vagone bestiame assieme a moltissima altra gente. La destinazione è Auschwitz. La stessa sorte toccherà al padre con il trasporto del 30 gennaio 1944. Armando Bachi viene ucciso in una camera a gas appena sceso dal treno, il 6 febbraio 1944. Il giovane Roberto gli sopravvive solo pochi altri mesi ancora. Assegnato al sottocampo di Monowitz, si ammala di polmonite e poi di tubercolosi ed è allontanato fra aprile e maggio, certamente per essere ucciso.
I due Bachi sono i primi ebrei arrestati a Parma e deportati in un campo di sterminio. Nei mesi seguenti l’elenco dei deportati arriverà a contare 74 nomi. Nel 1938, la comunità ebraica parmigiana è composta da 134 persone, che per la maggior parte riesce a fuggire. Nel conto degli arresti ci sono anche molti ebrei stranieri che già in precedenza erano stati rinchiusi temporaneamente in campi a Monticelli e a Scipione.
I parmigiani ebrei deportati nei lager sono 23 e nessuno di loro è sopravvissuto.