12.7.1144. A Vivofonte i certosini forti più della terra
12 luglio 1144 – Papa Lucio II assegna ai monaci cistercensi di Fontevivo il diritto esclusivo di costruire chiese o case attorno alla badia da pochi anni avviata nel territorio della Bassa parmense.
I monaci – un gruppo di dodici come gli apostoli – sono arrivati il 5 maggio di due anni prima, su invito del vescovo di Parma Lanfranco. Il papa riconosce loro la proprietà di una striscia che va dalla via Emilia a Cornaleto (circa dove oggi è Ghiara di Fontanellato) e dal fiume Taro al rio Battibove (poco prima di Sanguinaro): è sostanzialmente l’intero territorio dell’attuale Comune di Fontevivo!
Fontevivo – che nel 1144 è detto Vivofonte – in quest’epoca è tutto un acquitrino e una palude. I cistercensi sono stati chiamati proprio nella speranza che riescano a bonificare la pianura. Nel giro di qualche decennio, tutto questo diventerà terra agricola.
Il vescovo Lanfranco ha seguito l’esempio del suo collega di Piacenza Arduino, che già nel 1136 aveva ottenuto l’insediamento di alcuni cistercensi a Chiaravalle della Colomba. I monaci di Fontevivo vengono proprio da qui.
In tutta Europa, i certosini sono noti per le capacità di bonifica. Come dice lo scrittore Giraldo di Galles, nato nel 1146:
“Date a questi monaci delle spoglie brughiere o dei boschi selvaggi; lasciate poi che trascorrano gli anni e troverete allora non solo delle splendide chiese, ma centri abitati costruiti attorno ad esse”.
Un secolo e mezzo più tardi, dalla certosa di Fontevivo nasceranno quella di Parma in via Mantova, sorta nel 1285, e quella di Valserena a Paradigna, del 1298, fondate sempre con l’obiettivo di trasformare in coltivazioni vaste aree fino ad allora dominate dall’acqua. Se la pianura parmense è oggi una fertile terra, lo si deve a questi uomini dediti alla regola dell’ora et labora.
A dirla tutta, però, dai cistercensi nel XII secolo non è attesa solo la bonifica della terra, ma della società tutta, per affrontare una serie di movimenti sempre bollati come eretici, popolari e fra alti prelati. Bernardo di Chiaravalle, che forse il vescovo Lanfranco ha pure incontrato, è infatti il predicatore che più di tutti ha convinto l’Italia settentrionale ad accettare la nuova autorità del papa sostenuta dalla riforma gregoriana, a Parma a lungo contestata. Funziona solo in parte: nel secolo XI Parma ha dato alla Chiesa due antipapi, mentre dopo Bernardo degli Uberti e i cistercensi i vescovi rientrano nell’obbedienza; viceversa, i movimenti ereticali continuano ad attecchire, con casi di grande successo come quello del Segalello.