11.7.1451. Chiese pagate con le indulgenze di Delfino
11 luglio 1451 – Il vescovo Delfino della Pergola concede un’indulgenza di 40 giorni a chi contribuisce economicamente all’edificazione della nuova chiesa di San Pietro e san Cristoforo a Felino o a quello per la ristrutturazione della chiesa parrocchiale di Santa Maria, sempre a Felino.
Il commercio di indulgenze non è solo quello famoso di inizio Cinquecento, di Alberto di Hohenzollern o del finanziamento alla fabbrica di San Pietro, che scatena le critiche di Martin Lutero e da qui la nascita del protestantesimo. Un po’ in tutta la cristianità, soprattutto alla fine del Quattrocento e fino al Concilio di Trento, si intensifica la vendita di certificati di perdono per finanziare lavori edili.
A Parma è proprio il vescovo Delfino che ricorre più frequentemente a questa via per ottenere denaro. Sempre nel 1451, il 19 marzo, il vescovo firma un atto che assegna 40 giorni di indulgenza a chi partecipa alla colletta per completare la costruzione della chiesa dell’Annunciata a San Secondo. Già nel 1447, il 4 maggio, aveva promesso indulgenze ai devoti della sua diocesi che avessero dato sussidi a frate Gregorio Carretta, incaricato di mettere insieme i soldi necessari per la costruzione dell’oratorio della Beata Vergine delle Grazie a Parma, offerta rinnovata il 27 maggio 1448.
Le indulgenze sono sconti agli anni da trascorrere in purgatorio dopo la morte, che si possono avere sia per l’anima propria che per quella dei cari estinti. Moltissime chiese hanno il diritto di concedere indulgenze, ma solitamente non per denaro, ma a chi partecipa a riti e preghiere in giorni particolari dell’anno. Certificano la buona volontà e il pentimento del fedele, rilasciando veri e propri attestati scritti. Diventano scandalo quando da riconoscimento di atti spirituali se ne fa commercio.
Alcuni casi di vendita di indulgenze sono registrati anche in epoche precedenti al Quattrocento. A Parma il più significativo risale al 1283, quando con la vendita di indulgenze si raccolgono le risorse necessarie per terminare la costruzione del nuovo campanile della cattedrale. Nel 1284, il vescovo Obizzo Sanvitale fa atterrare l’antica torre del duomo ed avvia i lavori per erigerne una nuova. Otto anni dopo, si rende conto di non avere i fondi per finirla, quindi chiede e ottiene da papa Martino IV di poter concedere un’indulgenza di 40 giorni a chi faceva offerte per il cantiere, promettendo che avrebbe di sua tasca raddoppiato tutti gli oboli così raccolti; la vendita era riservata ai cristiani di Parma, Piacenza e Cremona. L’operazione ha successo e nel giro di un anno i lavori giungono a termine.
Le indulgenze non sono vendute solo per pagare la costruzione di chiese. Nel 1481 viene offerte un’indulgenza plenaria a chi finanzia una settimana di vitto di un soldato impegnato nella guerra contro gli Ottomani. Il provvedimento non riguarda solo Parma, ma tutta la cristianità: a Parma la cassa per la raccolta di queste offerte è posta in cattedrale e per stimolare l’adesione – per altro comunque elevata – vengono sospese tutte le altre indulgenze tradizionalmente offerte nelle altre chiese della città per opere spirituali.