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11.2.1818. Il segreto della scuola di ostetricia di Maria Luigia

11 febbraio 1818 – Apre a Parma la Scuola teorico-pratica di ostetricia, diretta da professor Giuseppe Rossi, con otto alunne, ospitate a spese del governo per un anno e mezzo. La scuola ha sede presso l’Ospizio della maternità, nell’ex convento di S. Maria della Neve in strada San Michele, ricovero nuovissimo, fondato il 12 dicembre 1817, con 50 posti letto e 8 nutrici assunte a tempo indeterminato ed altre chiamate alla bisogna.

Questo luogo nasconde un segreto, di cui non si deve parlare. Quando la duchessa Maria Luigia visita la scuola e l’ospizio, il 12 febbraio 1818, la Gazzetta di Parma si lascia sfuggire un accenno al “segreto che in questo nuovo locale predomina”. È stata proprio Maria Luigia a volere entrambe le istituzioni.

Perché tanto interesse da parte della duchessa per le nascite e i bambini appena nati? Chi è Giuseppe Rossi? Quale segreto nasconde l’Ospizio di Maternità?

Dietro l’apprezzabilissima iniziativa per bebè e orfani, vi è la storia di una bambina nata nel silenzio, di una figlia nascosta della stessa Maria Luigia, della quale il solo professor Rossi dovrebbe essere a conoscenza.

Il 1° maggio 1817, alle 4,00 del mattino, nella sua camera da letto tappezzata di azzurro e di ritratti, Maria Luigia partorisce una bimba. Ma nessuno deve saperlo. A seguire la gravidanza della signora di Parma e poi ad assisterla nel parto è un solo medico: Giuseppe Rossi, naturalmente, professore di Ostetricia dell’Università di Parma. Questo non solo aiuta la piccola a venire alla luce, ma subito dopo la avvolge in una coperta e prima che sorga il sole la porta via con sé in carrozza, a casa propria. La bambina tornerà a Palazzo solo quattro anni più tardi.

Al battesimo della piccola il padrino è sempre il dottor Rossi, detentore del segreto. La bambina è registrata come nata “ex ignotis Parentibus”. Le viene dato il nome di Albertina Maria Montenuovo. Maria come la madre, Albertina Montenuovo come il padre, che è Albrecht Neipperg (da Neuburg, cioè proprio “nuovo monte”). Maria Luigia non assistere alla cerimonia, allora manda una coperta di seta rossa ricamata personalmente a motivi vegetali stilizzati con filo d’argento e di platino. È il suo modo per esserci restando invisibile.

Maria Luigia sperimenta personalmente le difficoltà di chi non può tenere i figli con sé, soprattutto per questo finanzia l’Ospizio della maternità. Ed è grata al professor Rossi, e dunque crea la Scuola di ostetricia. Il medico si trasferisce a vivere proprio all’interno dell’Ospizio di Maternità e Albertina con lui. La visita della duchessa a febbraio è una visita alla figlia a nove mesi dalla nascita.

Il motivo di tanto mistero è evidente. Maria Luigia è moglie di Napoleone, imperatore in esilio. Ma da quando è arrivata a Parma ha iniziato una relazione clandestina con una delle sue guardie del corpo, il conte Adam Albert di Neipperg, rimasto vedovo nel 1815. Per questo la figlia è un segreto, perché nata da una relazione extraconiugale.

Ma è un segreto di Pulcinella: tutti sanno e tutti fanno finta di non sapere. Si sa dell’amore fra la granduchessa e il soldato e ben presto si sa anche del suo frutto. Pure a Vienna – tutor del Ducato di Parma – il rapporto fra Maria Luigia e Neipperg è noto, ma finché nessuno ne parla pubblicamente, può essere tollerato.

Chi subisce la situazione è Albertina e poi suo fratello più piccolo Guglielmo, nato l’8 agosto 1819. Entrambi devono vivere col dottor Giuseppe Rossi presso la Scuola di ostetricia, senza poter dire a nessuno chi siano i loro genitori. Solo le frequenti villeggiature della duchessa al Casino dei Boschi di Sala Baganza permette ai due bambini di vedere mamma e papà.

Albertina però non li chiama così. Per tutta la vita si rivolgerà al padre e alla madre con “Signore” e “Signora”.

A cambiare tutto è la morte di Napoleone, il 5 maggio 1815. Pare che Maria Luigia legga la notizia da un giornale piemontese proprio mentre è a Sala. Divenuta vedova, può organizzare il matrimonio con Neipperg, ma anche questo è un evento segreto. Lei è duchessa figlia di imperatore, lui il conte di uno staterello che non esiste più: da Vienna chiedono di non divulgare nulla. I bambini possono venire a vivere a Palazzo, non negli stessi appartamenti della duchessa, però, ma solo in una dependance, accuditi da una governante e un istitutore.

Pochi anni dopo, la granduchessa resta vedova una seconda volta. Neipperg se ne va il 22 febbraio 1829. Con il suo ultimo atto, il conte rompe finalmente l’inutile silenzio: nel testamento mette nero su bianco che Maria Luigia è sua moglie e Albertina e Guglielmo i loro figli. A Vienna si scandalizzano, il figlio che la duchessa ha avuto dal defunto imperatore per un anno non scriverà più alla madre e Maria Luigia è costretta a firmare una confessione, che data 17 marzo 1829. Inevitabilmente, pure questa viene tenuta segreta. Nel testo, la signora di Parma si giustifica affermando di aver cercato la compagnia di Neipperg solo dopo aver saputo che Napoleone la tradiva con l’amante Maria Waleska.

Nel 1833, Albertina sposerà Luigi Sanvitale, che era stato un altro amante di Maria Luigia. In una certa misura, pure i suoi figli subiranno il distacco dai genitori, o meglio, dal padre, esiliato a Genova dal 1848; Albertina almeno una volta all’anno si reca nella città ligure perché i bambini possano rivedere il papà. Per tutta la vita Albertina parla con la madre attraverso lettere, che oggi riempiono interi libri di ricordi. Quella madre così bella e così distante, Albertina la cerca sempre, anche attraverso la collezione di oggetti appartenuti a Maria Luigia, una raccolta che negli anni Trenta del Novecento sarà acquistata dallo studioso Glauco Lombardi e costituirà il nucleo principale del museo a lui dedicato.

Maria Luigia morirà il 17 dicembre 1847 e il suo corpo sarà imbalsamato dal fidatissimo dottor Giuseppe Rossi, uno che sapeva tenere i segreti.

Albertina Montenuovo Sanvitale fanciulla,
ritratto ottocentesco a matita acquerellata su carta di Giuseppe Naudin,
Museo Glauco Lombardi
Albertina Montenuovo Sanvitale fanciulla,
ritratto ottocentesco a matita acquerellata su carta di Giuseppe Naudin,
Museo Glauco Lombardi

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