28.7.1825. Il ritratto di Giacomo Leopardi
28 luglio 1825 – Giacomo Leopardi, in viaggio verso Milano, si ferma a cenare e dormire in una locanda di Parma. Qui incontra un anziano artista, Biagio Martini, che da oltre 30 anni è docente di pitture dell’Accademia di Parma (pure Paolo Toschi è stato un suo allievo).
Immaginiamo che fra il poeta ed il pittore sia iniziata una colta conversazione, che i due si trovino simpatici, che si scambino attestati di reciproca stima. Chissà se a quel tavolo non si siano aggiunti i parmigiani Giacomo Tommasini e Pietro Giordani, buoni amici di Leopardi (nel 1829, Tommasini cercò di far avere a Leopardi la cattedra di Storia naturale all’Università di Parma, ma Giordani gli sconsigliò di accettare perché il pessimo clima parmigiano non avrebbe giovato alla salute notoriamente fragile del poeta).
Fatto sta che ad un certo punto Martini estrae da qualche parte il blocco da disegno che porta sempre con sé e in breve, a matita, stende alcuni schizzi per un ritratto di Leopardi.
Il giorno successivo, Leopardi riparte per la Lombardia. Martini, invece, ripassa a penna con inchiostro bruno il disegno della sera precedente. Questo ritratto è una delle sole due immagini note del genio di Recanati.
Martini ha ripreso Leopardi di profilo, evidenziando il naso adunco, con capelli scarmigliati e basette lunghe, come vuole la moda dell’epoca, e il collo alto della giacca con il bavero a coda di rondine sopra una camicia a sbuffo e la cravatta, una mise un po’ dandy.
Quel disegno fu poi incorniciato, aggiungendo sul retro il nome del soggetto. Per vie sconosciute è finito a Recanati. Può darsi che il pittore abbia omaggiato il poeta spedendoglielo. E poi scompare per un secolo e mezzo.
Solo nel 1996 venne annunciata la scoperta di questa piccola immagine, quando alcuni eredi di Giacomo Leopardi lo misero in vendita a Roma.
Dell’altro ritratto, dipinto da Luigi Lolli nel 1826, Leopardi non fu affatto contento. Chissà se il disegno di Martini gli piacque di più.